Se c’è un settore che è stato ingiustamente trascurato nel dopoguerra italiano, nonostante la sua cruciale importanza, questo è stato la logistica in generale, e l’autotrasporto in particolare. La gratitudine nei confronti di imprese e lavoratori, che pervadeva l’opinione pubblica durante i lunghi mesi di lockdown, è svanita per lasciare il posto a pensieri altri. Oggi, il comparto vive un momento ad un tempo critico ed esaltante, probabilmente foriero di grandi mutamenti nell’assetto organizzativo di molte aziende, che si trovano a dover gestire quattro grandi sfide.
1 Dopo decenni di relativa stabilità economica e politica, è opinione diffusa che il sistema internazionale, e con esso il trasporto internazionale, sia entrato in un’epoca di instabilità. L’incertezza dei costi di produzione e le sempre più frequenti interruzioni delle catene logistiche internazionali necessiteranno di competenze e tecnologie in grado di affrontare e risolvere le criticità in tempi ristretti.
2 La carenza di manodopera affligge molte imprese dell’autotrasporto. È una scarsa vitalità dell’offerta di lavoro determinata da numerosi fattori quali i livelli salariali, le condizioni lavorative, le scarse prospettive di carriera, così che diventare più attraenti, soprattutto agli occhi delle nuove generazioni, è diventata ormai una priorità.
3 La digitalizzazione e la cybersecurity stanno modificando in maniera significativa le modalità di tracciamento, sdoganamento e gestione dei carichi. Cogliere questa sfida tecnologica è vitale affinché il nostro sistema non esca dalle global supply chain.
4 Infine, gli obiettivi e le politiche per la decarbonizzazione rappresentano senza dubbio un fardello economico, ma sono pure un incentivo a svecchiare l’attuale materiale circolante.
L’Italia, per morfologia e dispersione della popolazione, non può fare a meno di un robusto trasporto su gomma, che ora ha bisogno di investimenti significativi non solo per finanziare l’innovazione tecnologica, ma anche per rinnovare l’organizzazione delle aziende del settore, agendo su complessità manageriale e sistemi di welfare per i lavoratori, in modo da renderle più resilienti e attraenti per i giovani talenti. Contemporaneamente, è necessario stimolare la crescita esterna delle imprese perché aumentino la dimensione media, in modo da rinforzarne la competitività. In questo frangente, sarebbe importante un maggiore attivismo di fondi di investimento in partenariato pubblico-privato a sostegno delle necessità di trasformazione del settore, con particolare attenzione alle operazioni a più elevato contenuto innovativo.
Università Bocconi.
Fonte Sole24ore