Matteo Salvini ieri mattina è uscito con una dichiarazione che ha istantaneamente incendiato i social e le opposizioni. Parlando su Sky, infatti, il ministro dei Trasporti ha messo le mani avanti, anticipando che il terribile incidente di Mestre «non è un problema di guardrail». L’inchiesta è in corso, ma quello che ha dato fuoco alle polveri è stata la dichiarazione successiva. Premesso che «è presto per dare commenti», il vicepremier ha così proseguito: «Ho sentito che i vigili del fuoco parlavano delle batterie elettriche che prendono fuoco più velocemente, più rapidamente di altre forme di alimentazione». Insomma: «In un momento in cui si dice che tutto deve essere elettrico uno spunto di riflessione è il caso di farlo». E pazienza se il procuratore di Venezia Bruno Cherchi abbia detto che «non si è verificato alcun incendio. Né dal punto di vista tecnico né c’è stata una fuga di gas delle batterie al litio che ha provocato fuoco e fumo».
Quella che è certa è la battaglia contro il divieto Ue nei confronti dei motori termici a partire dal 2035. Che è stata portata avanti dalla Lega in tutte le sedi possibili: lo scorso febbraio era partita anche una raccolta di firme contro la decisione Ue definita «un regalo alla Cina». Ma utilizzare l’incidente di Mestre come anti-spot per i veicoli elettrici ha suscitato reazioni assai vivaci per tutta la giornata.
Per esempio, ha riattivato il vecchio hashtag #salvinisciacallo che era nato in occasione di alcune delle morti in mare. Sui social, la posizione del vicepremier ha anche suscitato numerosi paragoni con i no vax che, dietro alla parola chiave #maloreimprovviso chiedono, in qualche caso, addirittura il ritiro delle patenti ai vaccinati in quanto sarebbe appunto l’immunizzazione a provocare i malori che, qualora intervengano alla guida, potrebbero innescare pericolosi incidenti.
Dal Pd, interviene il deputato Alessandro Zan. Che cambia un po’ il paragone zoologico: «Sono sbigottito dalle parole di Salvini — scrive —. Speculare sui 21 morti di Mestre per riesumare la sua battaglia contro l’elettrico è indecente e crudele, negando senza elementi cause legate alle manutenzioni delle infrastrutture di cui peraltro è ministro». Insomma: «Un avvoltoio, non un ministro».
Chi torna all’immagine coniata sui social è il deputato Avs Angelo Bonelli, il co-portavoce nazionale di Europa verde: «È indecente che figure pubbliche come Salvini utilizzino tragedie come quella di Mestre per alimentare una narrativa infondata e pericolosa contro l’elettrico. Dobbiamo basare le nostre decisioni e le nostre opinioni su fatti concreti e dati verificabili». L’esponente ambientalista fornisce anche alcuni dati «provenienti dagli Stati Uniti nel 2020» sul fatto che i mezzi elettrici sono «sicuri e affidabili»: «Sommando gli incendi delle auto a benzina e ibride si arriva a 215.000 vetture andate materialmente in fiamme, le auto elettriche si sono fermate a 52». Insomma: «Salvini, da ministro, piuttosto che diffondere fake news si preoccupi di rendere sicure le nostre strade con la manutenzione». Probabilmente, Bonelli si riferisce allo studio di Auto Insurance Ez: le auto elettriche si sono incendiate in 25,1 casi ogni 100 mila veicoli venduti, mentre quelle a benzina lo hanno fatto in 1.529,9 casi ogni 100 mila.
Dal Movimento 5 Stelle, i parlamentari delle commissioni Trasporti di Camera e Senato firmano una nota congiunta: «Dopo una tragedia drammatica come quella di Mestre, mentre diversi passeggeri del bus continuano a lottare tra la vita e la morte, è raggelante la crociata di Salvini contro i mezzi elettrici». I parlamentari stellati la definiscono «una strumentalizzazione indegna. O meglio, degna soltanto di un ministro come lui, incapace di rinunciare a fare campagna elettorale anche di fronte a 21 morti». Mentre per l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della fondazione Univerde, Matteo Salvini dovrebbe scusarsi «con le famiglie delle vittime per questa assurda uscita oltre le righe».
FONTE CorrieredellaSera