La Procura di Nocera Inferiore ha concluso l’operazione Ghost Truck (camion fantasma) contro una banda che si sostituiva ad autotrasportatori realmente esistenti o creava false imprese per prelevare carichi dai committenti e rivenderli poi al mercato nero. L’indagine è partita nel 2011 da Como.
la denuncia che ha avviato la complessa indagine Ghost Truck è stata presentata il venti marzo 2011 dalla Cargo Service Como, impresa di trasporto comasca che a gennaio di quell’anno aprì una filiale a Pontecagnano, in provincia di Salerno. A marzo, questa filiale ricevette l’incarico di trasportare un carico di bobine di teli di plastica, del valore di 230mila euro, da Battipaglia verso destinazioni in Francia e Polonia. La Cargo Service subappaltò il trasporto ad un’altra azienda. Ma il camion non raggiunse mai i destinatari e il carico sparì.
Il titolare dell’impresa comasca denunciò il furto, aggiungendo di avere ricevuto anche una telefonata con la quale uno sconosciuto sosteneva di essersi appropriato della merce perché la filiale di Pontecagnano gli stava “rubando i clienti”. Insomma, si trattava di una chiara intimidazione per ritirarsi dalla zona. Intanto, i Carabinieri di Como avviarono l’indagine, durata mesi nei quali furono anche intercettate telefonate degli indagati, svolti pedinamenti, acquisiti documenti e sentiti testimoni. Al termine dell’inchiesta, i militi hanno identificato e denunciato undici persone per associazione per delinquere finalizzata a estorsioni, minacce gravi, truffa, appropriazione indebita, falso, sostituzione di persona e reati transnazionali.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Nocera Inferiore, ha però svelato che non si trattava solo di un’intimidazione contro un concorrente, ma che dietro al furto di bobine di plastica operava un’organizzazione che fingeva attività di autotrasporto per derubare i committenti, operando non solo in Italia, ma anche in Francia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania, Polonia, Gran Bretagna, Lituania, Germania, Svizzera, Slovenia e Austria. Quindi, le denunce penali sono salite a 42, con dieci ordinanze di custodia cautelare.
Finora, i Carabinieri hanno dimostrato numerosi furti svolti fingendosi autotrasportatori. Una parte della refurtiva è stata comunque recuperata e restituita. Inoltre, le indagini hanno sventato un furto che era stato organizzato a danno della società Euromotiv di San Giuliano Milanese, nei confronti di materie plastiche, per un valore complessivo di 50mila euro. La banda era ben equipaggiata, come dimostra il sequestro di un jammer, ossia un apparato elettronico che impedisce l’invio dei dati agli antifurti satellitari dei camion.
Le indagini hanno ricostruito il modo di operare della banda, che avveniva soprattutto tramite l’offerta di subappalto di autotrasporto attuata usando le Borse carichi telematiche. In concreto, spiegano gli inquirenti, la banda s’iscriveva nelle principali Borse carichi, usando i dati di vere aziende di autotrasporto, ovviamente ignare della truffa. Quando individuavano un carico ritenuto interessante (sulla base delle richieste dei ricettatori e del suo valore), i malviventi entravano in azione. Tramite la Borsa carichi, inviavano la loro offerta di trasporto, ovviamente a un prezzo molto vantaggioso, così da assicurarsi la commessa. Poi spedivano la falsa documentazione al committente, compresa la targa del camion. Quindi, il veicolo caricava e poi spariva, portando la merce nel circuito logistico illegale.
Ma la banda agiva anche tramite aziende di autotrasporto appositamente costituite e intestate a prestatomi, come la EVT Esposito Trasporti di Esposito Vincenzo di Napoli o la Trasporti Pompei di Scafati, che operavano come nel caso precedente. In questo caso, la banda contava sul fatto che passano diversi mesi prima che il nome di tali aziende si diffondesse nel settore come possibili fonti di truffe, o che entrasse in elenchi di aziende non affidabili. Nel frattempo, i malviventi attuavano diversi colpi.
Tra gli organizzatori, gli inquirenti hanno identificato Francesco Abaco, titolare della Trasporti Pompei, che dopo l’arresto ha collaborato con la procura, rivelando nomi e fatti utili per le indagini. La sua collaborazione ha permesso di ricostruire 26 furti di carichi, per un valore totale di sei milioni di euro.Questa è la seconda operazione attuata dalla procura di Nocera Inferiore in reati relativi all’appropriazione di merce. La precedente, avvenuta nel giugno 2014, ha portato in carcere 23 persone, anche queste operanti nella zona dell’Agro nocerino-sarnese.