Bulgaria, Romania, Ungheria, Polonia, Lituania, Cipro e Malta, e da ultimo anche il Belgio, hanno presentato ricorso alla Corte di Giustizia Europea contro alcuni provvedimenti o per chiedere il loro annullamento. Nella fattispecie la contestazione riguarda l’obbligo di ritorno del veicolo industriale nel Paese dove ha sede l’impresa di autotrasporto al massimo ogni otto settimane e dell’autista ogni quattro settimane. A questo proposito c’è da sottolineare che questi ricorsi sono sostenuti anche da un recente studio della Commissione Europea secondo cui tale provvedimento aumenta le emissioni di CO2. La decisione dei giudici su tutti i ricorsi è prevista per l’inizio del 2023. Quanto in particolare al ricorso del Belgio, unico Paese del tradizionale gruppo dei Paesi fondatori della UE ad avere presentato ricorso c’è da sottolineare la vibrata protesta del sindacato degli autisti belga Ubt che contesta la decisione del suo Governo. Il presidente dell’UBT Frank Moreels ha dichiarato che: “unendosi ora ad altri sette Paesi europei, il Belgio mostra la sua brutta faccia. Anche noi, i sindacati, avremmo voluto rivedere alcuni provvedimenti del Pacchetto Mobilità. Infatti, sono stati abbandonati l’introduzione immediata del cronotachigrafo digitale e l’obbligo per tutti i veicoli di trasporto di montare il cronotachigrafo. Ma noi, a differenza dei datori di lavoro, siamo stati capaci di rassegnarci al compromesso raggiunto”.