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Italia unico Paese in Europa in calo di vetture elettriche

 

 

“Siamo l’unico Paese in Europa che nel 2022 ha visto calare le vendite di auto elettriche, mentre in tutti gli altri Paesi aumentavano. E questo è successo per varie ragioni: scarsa propensione alle nuove tecnologie, un clima di incertezza fra pandemia, guerra ed inflazione, una narrativa negativa diffusa sull’elettrico, un sistema di incentivi sbagliato”. E’ quanto ha dichiarato il segretario generale dell’associazione, Francesco Naso, Segretario di Motyus-e intervistato dall’agenzia “Ansa. Sulle polemiche innescate dalla recente approvazione del blocco alla vendita di auto nuove con motore benzina e diesel dal 2035 da parte del Parlamento europeo, il segretario di Motus-E afferma: “Tutto il mondo va verso l’elettrico, andare in quella  direzione è l’unico modo per salvare l’occupazione”. Tuttavia, è da rivedere anche il sistema degli incentivi e propone: “Perché non incentivare le flotte elettriche aziendali, che fanno aumentare le vendite e creano mercato dell’usato?”. Naso  fa anche il punto su alcune fake news: “Si dice che l’auto elettrica nel suo ciclo vitale produca più Co2 di quella a motore endotermico, e questa affermazione è smentita da decine di studi. Si dice che le batterie pongano problemi di smaltimento, mentre una volta usurate possono essere usate per gli accumuli  delle rinnovabili, ed alla fine riciclate”. Nel 2022 in Italia sono state installate 10.748 nuove colonnine per auto elettriche (+41% sul 2021). Tra le città più sensibili alla svolta verde c’è Roma, al primo posto con 2751 stazioni di ricarica presenti sul territorio. È quanto emerge dalla quarta edizione del rapporto “Le infrastrutture di ricarica ad uso pubblico in Italia”, presentato da Motus-E, l’associazione italiana degli stakeholder della mobilità elettrica. La priorità in ordine di tempo “è quella di intervenire a livello politico per non sprecare gli oltre 700 milioni di Euro del Pnrr destinati all’installazione di più di 21.000 stazioni di ricarica ad alta potenza. Allo stato attuale, per come è impostata la normativa, c’è infatti il rischio di non riuscire ad impiegare le ingenti risorse europee, almeno nel primo bando, che senza interventi scadrà a maggio, ma non è ancora stato aperto”, spiega Francesco Naso, segretario generale di Motus-E. La crescita  delle colonnine per il rifornimento segue un andamento inversamente proporzionale rispetto al mercato delle vetture a batteria. Infatti, il volume di immatricolazioni di mezzi elettrici in Italia nel 2022 ha sfiorato il minimo storico: ne sono state venduti 49.058 esemplari (-27,1% sul 2021), peggio che nel 2020 quando il Paese era in piena crisi sanitaria, aveva sottolineato a gennaio proprio Motus-E. In sostanza il problema principale con i motori elettrici è la batteria. Questa ha una densità energetica più bassa delle alternative, richiede un processo di ricarica elettrochimico che richiede tempo e costa denaro, è pericolosa se danneggiata e deve essere sostituita, il che è costoso. Per risolvere il problema, è possibile utilizzare una batteria piccola con un motore termico ed un serbatoio, una soluzione ibrida plug-in più costosa ma che soddisfa sia la domanda che l’offerta”, secondo quanto dichiara Bruno Dalla Chiara, professore ordinario in Trasporti al Politecnico di Torino, Dipartimento di ingegneria dell’ambiente, del territorio e delle infrastrutture (Diati) e mobility manager di Ateneo interpellato sul voto del Parlamento europeo che ha stabilito lo stop della vendita delle auto a motore termico dal 2035. n Italia c’è un ambiente che non favorisce lo sviluppo dell’auto a batteria. È quanto sostiene l’associazione delle imprese che operano nel settore della mobilità elettrica, Motus-E. Nonostante l’aumento del +400% delle colonnine di ricarica installate in autostrada nel 2022, infatti, crollano del -27,1% le immatricolazioni rispetto al 2021.

Fonte Ansa  Mobilita news

 

 

 

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Circ. 14 – 2023 Autotrasporto – Tributi – ART – Contributo per il funzionamento 2023 – Delibera n. 2422022 pubblicata il 27 gennaio 2023

Nella circolare che segue diamo conto della decisione dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti  che ha fissato la misura del contributo per il funzionamento per l’anno 2023, pari allo 0,5 per mille del fatturato risultante dall’ultimo bilancio approvato alla data di pubblicazione della delibera. Come è noto noi riteniamo questa contribuzione un vero e proprio “balzello”, contro il quale stiamo portando avanti diverse azioni sulle quali vi terremo informati.  Circ. 14-2023

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Circ. 10 -2023 – Notizie – Autotrasporto – Codice della Strada

Circ. 10 -2023

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Circ. 9-2023 – Autotrasporto – Buono patente autotrasporto – Attivazione della piattaforma ministeriale per la richiesta del contributo per il conseguimento di patenti e abilitazioni per l’autotrasporto

Nella circolare che segue vengono illustrate le disposizioni particolareggiate che regolano i cosiddetto “Bonus patenti”, del quale peraltro si dà conto in modo semplificato anche nella rubrica  delle notizie stampa sul lato destro del nostro portale. Circ. 9-2023

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Circ. 8-2023 – Autotrasporto – Aggiornamento dei valori di riferimento dei costi di esercizio delle imprese di autotrasporto

Circ. 8-2023

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Circ. 6-2023 – Autotrasporto – Tributi – Rafforzamento trasparenza del mercato e possibilità di interventi di riduzione dei prezzi dei carburanti – Detassazione fringe benefit per i lavoratori dipendenti

Le proteste contro il rialzo dei prezzi dei carburanti, non più corretto al ribasso dal taglio delle accise, hanno indotto il Governo a ricorrere ad altre strade per contenere la protesta e dar respiro agli utenti. E’ questo il senso della circolare che segue nella quale si dà conto del provvedimento che punta a sostenere i lavoratori dipendenti, a rafforzare la trasparenza e la dinamica di mercato dei prezzi del carburante e prevede la detassazione dei buoni benzina che restano esclusi dal computo del reddito imponibile. Circ. 6-2023

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Taffico Brennero: l’Austria ignora le proteste italiane e impone nuovi divieti che si assommano ai vecchi

Il governo austriaco pare abbia deciso di ignorare completamente le proteste italiane sui divieti imposti al traffico di automezzi pesanti attraverso il  Brennero. E’ di ieri la notizia che le autorità austriache hanno emanato un’ordinanza con nuovi divieti di circolazione per gli automezzi pesanti sulle autostrade A 12 Inntal e A 13 del Brennero.
Il divieto vige in tutti i sabati dal 7 gennaio all’11 marzo 2023, dalle ore 7.00 alle ore 15.00 per i mezzi con portata sopra le 7,5 tonnellate diretti in Italia o in un Paese raggiungibile attraverso l’Italia, oppure in Germania o in un Paese raggiungibile attraverso la Germania.

 

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Anche l’accisa è mobile

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed è in vigore da ieri (15 gennaio 2023) il decreto concepito dal governo per calmierare i prezzi dei carburanti e basato in generale su una maggiore trasparenza e sul rafforzamento dei poteri di controllo del Garante per la sorveglianza dei prezzi.

Più precisamente il decreto prevede la pubblicazione da parte del ministero delle Imprese e del made in Italy del prezzo medio dei carburanti calcolato su base regionale. Anche se «la frequenza, le modalità e la tempistica delle comunicazioni» vengono rimesse a un successivo decreto da adottare entro fine mese, vale a dire entro 15 giorni dall’entrata in vigore del decreto (avvenuta appunto il 15 gennaio). Da quel momento i gestori dei distributori di carburanti dovranno adeguarsi alle nuove disposizioni nell’arco di 14 giorni.

In realtà, l’obbligo di comunicare il prezzo praticato al ministero, seppure con altra frequenza, già esisteva ed era quello che, stando alle statistiche della Guardia di Finanza, risultava più frequentemente aggirato. Ma proprio per questo adesso si è lavorato sulle sanzioni per i trasgressori, rendendole più pesanti: da 500 a 6.000 euro. E non è tutto, perché per i recidivi – vale a dire per coloro che saranno pizzicati per tre volte a non comunicare il prezzo al ministero – «può essere disposta la sospensione dell’attività per un periodo non inferiore a sette giorni e non superiore a 90 giorni». A verificare la trasgressione provvederà la Guardia di Finanza, mentre la competenza a sanzionare è affidata al Prefetto. Si era parlato di un tetto massimo dei prezzi in autostrada, ma nella versione definitiva del decreto a questo aspetto non si fa menzione.

Il decreto puntualizza poi che il 50% delle sanzioni amministrative comminate sarà versata nel bilancio dello Stato e riassegnata al ministero delle Imprese «per essere destinata all’implementazione dell’infrastruttura informatica e telematica per la rilevazione dei prezzi dei carburanti» e «a iniziative in favore dei consumatori volte a favorire la trasparenza dei prezzi».

L’accisa che si abbassa se sale il prezzo del petrolio

La vera novità del decreto, quella che segna una sorta di retromarcia parziale del governo in tema di imposizione fiscale sui carburanti, riguarda l’accisa mobile. Il decreto, al riguardo, prevede che, laddove il prezzo del petrolio dovesse lievitare, incrementando così la quota di prezzo riferita a fattori industriali e commerciali, ma di fatto facendo aumentare parallelamente anche la parte di gettito Iva che lo Stato va a incamerare, si può utilizzare questo «di più» per calmierare l’altra voce fiscale, quella riferita all’accisa, in modo da contenere l’aumento di prezzo finale.

Non si tratta in realtà di una novità: il meccanismo della cosiddetta «accisa mobile» venne introdotta per la prima volta nella Finanziaria del 2008, quando il prezzo del petrolio raggiunse livelli record (a luglio superò i 140 dollari al barile) e a capo del ministero dello Sviluppo Economico c’era Pier Luigi Bersani.
Rispetto all’applicazione pratica della nuova misura il decreto non entra nel dettaglio, limitandosi a spiegare che il taglio dell’accisa «può essere adottato se il prezzo aumenta, sulla media del precedente bimestre, rispetto al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nell’ultimo Def». Ma si aggiunge pure che si prenderanno in considerazione anche eventuali diminuzioni del prezzo rispetto alla media del quadrimestre precedente.

Mister Prezzi e la Commissione per verificare speculazioni

Altro elemento di novità riguarda il potenziamento delle competenze del Garante per la sorveglianza dei prezzi, detto anche Mister Prezzi, chiamato a lavorare insieme a una Commissione di allerta rapida di sorveglianza dei prezzi, composta a titolo gratuito da rappresentanti di imprese e associazioni di categoria e di Autorità indipendenti competenti per settore, tre esponenti delle associazioni dei consumatori e uno delle Regioni e province autonome. Sarà il Garante a convocare tale Commissione allo scopo di «coordinare l’attivazione degli strumenti di monitoraggio necessari all’individuazione delle ragioni dell’anomala dinamica dei prezzi sulla filiera di mercato». Se poi dall’attività della Commissione emerga la presenza sul mercato di fenomeni speculativi, a quel punto il Garante informa il ministero delle Imprese affinché tramite il governo adotti «misure correttive o di ogni altra iniziativa ritenuta opportuna».

I buoni carburante esentasse (per azienda e lavoratore) fino a 200 euro

Un ultimo aspetto contenuto nel decreto che può creare interesse riguarda la possibilità per il datore di lavoro privato di erogare buoni carburante ai lavoratori che, se non superano i 200 euro, non concorrono alla formazione del reddito del lavoratore.

In pratica da una parte il lavoratore – necessariamente dipendente dell’impresa – ottiene un buono sul quale non versa imposte, ma d’altro canto anche per il suo datore di lavoro il costo connesso all’acquisto dei buoni carburante è integralmente deducibile dal reddito d’impresa ai sensi dell’art. 95 TUIR.
In alternativa esiste un bonus di 60 euro concesso dallo Stato e che il lavoratore deve spendere per sottoscrivere un abbonamento per il trasporto pubblico locale e ferroviario, ma è destinato soltanto a persone con redditi inferiori a 20mila euro.

Congelato fino all’incontro con il governo lo sciopero del 25-26 gennaio

Le associazioni dei gestori delle aree di distribuzione carburante non hanno reagito in modo positivo. Dopo che venerdì scorso avevano congelato lo sciopero proclamato per il 25 e il 26 gennaio dopo il colloquio con il governo, adesso si concentrano su alcuni distinguo. Accettano di buon grado, infatti, la disposizione relativa all’accisa mobile, mentre si dicono abbastanza critici rispetto alle norme sulla trasparenza. E più in particolare giudicano eccessive le sanzioni fino a 6.000 euro introdotte per i trasgressori. In ogni caso domani 17 gennaio ci sarà un nuovo incontro con il governo e si capirà se lo sciopero sarà confermato o meno.

fonte: uomini e trasporti

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Esonero contributivo per assunzione giovani e donne fino a 36 anni

Le aziende che assumeranno  a tempo indeterminato giovani fino a 36 anni (oviamente uomini e donne)  che non sono stati mai titolari di un rapporto di lavoro, saranno esonerate dal versamento dei contributi dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023,  La norma già esistente dal 2018 è stata maggiorata. L’esonero contributivo raggiunge il 100% dei versamenti, per un tempo massimo di 18 mesi. Il tetto  che fino allo scorso anno arrivava a un massimo di  6.000 euro annui, dal 2023 è stato innalzato a 8.000 euro. A conti fatti il risparmio che un datore di lavoro può ottenere con tale misura varia da un minimo di 407 euro e un massimo di 600 euro mensili. Se i datori di lavoro assumono nel corso dell’anno soggetti che beneficiano del reddito di cittadinanza, l’esonero contributivo non andrà oltre i 12 mesi (seppure con un tetto annuo massimo di 8.000 euro). La norma chiarisce anche quali sono le donne svantaggiate interessate a questo beneficio: quelle prive di un impiego da almeno 6 mesi e residenti in una delle regioni del Sud; quelle di qualsiasi età prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi, a prescindere dal luogo di residenza; quelle disoccupate da più di 12 mesi se hanno un’età superiore ai 50 anni; quelle che andranno a svolgere una professione in cui è presente un forte tasso di disparità di genere uomo-donna, tale cioè da superare di almeno il 25% il valore medio annuo. A quantificare tale disparità è direttamente un decreto (per il 2023 è il decreto interministeriale n. 327 del 16 novembre 2022), da cui risulta pari al 9,5%. La soglia sopra la quale un settore è caratterizzato da un tasso di disparità uomo-donna superiore di almeno il 25% del valore medio è pari all’11,9%. Nell’allegato al decreto vengono pubblicate alcune tabelle nelle quali si elencano in dettaglio i settori e tra questi compare sia il trasporto merci e il magazzinaggio, sia la conduzione di veicoli. Quindi, l’incentivo può essere tranquillamente utilizzabile da aziende di logistica, ma anche attive nell’autotrasporto, in particolare per impiegare donne nel lavoro di autista.

I beneficio di cui sopra: le aziende che intendono beneficiare di tali benefici, non devono aver fatto nei sei mesi precedenti all’assunzione e nei nove successivi licenziamenti individuali per giustificato motivo o licenziamenti collettivi nei confronti di lavoratori inquadrati nella stessa qualifica.

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Circ. 4 -2023 – Autotrasporto – Regno Unito – Attuazione delle modifiche delle condizioni per l’accesso al mercato a seguito della Brexit – Nota del Ministero dei Trasporti del Regno Unito del 4

Nella circolare che segue diamo conto delle nuove disposizioni sul commercio fra Paesi Ue e la Gran Bretagna entrate in vigore nei primi giorni di quest’anno. In particolare non è più consentito effettuare operazioni di cabotaggio quando i veicoli entrano scarichi in territorio britannico (ferma restando la possibilità di effettuare fino a due operazioni di cabotaggio entro i sette giorni successivi a un trasporto internazionale effettuato nel territorio britannico);  effettuare trasporti combinati; eseguire traffici triangolari (carico delle merci in territorio britannico e relativo trasporto con destinazione in altro Stato extra UE) con licenza comunitaria bensì con autorizzazione CEMT. Circ. 4-2023