La Giunta Confetra del 28 marzo ha approvato all’unanimità la richiesta di adesione dell’Assoram (Distribuzione Primaria Farma e Salute – Associazione Operatori Commerciali e Logistici) che rappresenta oltre 100 operatori commerciali e logistici specializzati nella distribuzione di prodotti farmaceutici, parafarmaceutici e dell’indotto corredato. Per il Presidente Carlo De Ruvo l’ingresso di Assoram costituisce un arricchimento per la Confetra non solo dal punto di vista numerico ma anche da quello qualitativo portando in ambito confederale la voce di imprese fortemente specializzate il cui ruolo anche sociale è stato particolarmente apprezzato durante l’emergenza Covid e continua ad essere indispensabile nella quotidianità.
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Soltanto gli utenti registrati possono visualizzare questo contenuto.Sono oltre 140 nuovi progetti immobiliari logistici in corso in Italia (in parte realizzati su aree dismesse), per un totale di 4,6 milioni di metri quadrati. Lo rivela l’ultimo report di World Capital Group, secondo il quale la parte del leone, in questa avanzata, sarà rappresentata dalla Lombardia, che da sola conta 48 iniziative per circa 1,02 milioni di metri quadrati. In particolare i progetti si concentreranno nelle province di Milano (15) e Bergamo (12), ma a essere coinvolte saranno anche quelle di Brescia, Cremona, Lodi, Mantova e Pavia. Per numero di progetti, al secondo posto si colloca poi l’Emilia Romagna (25), principalmente nelle province di Bologna, Forlì, Parma, Piacenza e Reggio Emilia, per complessivi 1,070 milioni di metri quadrati. Numerose iniziative immobiliari per la logistica sono presenti anche nel Lazio (19), In Veneto (14) e in Piemonte (13). Dando uno sguardo alle caratteristiche degli asset, l’analisi rileva come tra i progetti si ritrovino metrature diverse ma con un taglio medio di 40 mila metri quadrati, nonché la presenza su tutti gli immobili bult-to-suit di pannelli fotovoltaici.
Fonte Milano Finanza
Con il Decreto Legislativo n. 27 del 23 febbraio 2023, il Governo italiano dà attuazione alla direttiva dell’Ue 2020/1057 sul distacco transnazionale. Il trasportatore che distacca lavoratori in Italia nell’ambito di una prestazione di servizi di trasporto su strada deve inviare una dichiarazione di distacco tramite il sistema di interfaccia pubblico connesso all’IMI. La dichiarazione deve contenere diverse informazioni: l’identità del trasportatore ovvero il numero della licenza comunitaria; i recapiti di un gestore dei trasporti o di un’altra persona di contatto nello Stato membro di stabilimento con l’incarico di assicurare i contatti con le autorità competenti in Italia e di inviare e ricevere documenti o comunicazioni; l’identità, l’indirizzo del luogo di residenza e il numero della patente di guida del conducente; la data di inizio del contratto di lavoro del conducente e la legge ad esso applicabile; la data di inizio e di fine del distacco; il numero di targa dei veicoli a motore; l’indicazione se i servizi di trasporto effettuati sono trasporto di merci, trasporto di passeggeri, trasporto internazionale o trasporto di cabotaggio. Entro cinque giorni dall’evento che ne determina l’aggiornamento, il trasportatore è tenuto ad aggiornare le informazioni. Il trasportatore deve poi fornire al conducente in formato cartaceo o elettronico una copia della dichiarazione di distacco, documenti inerenti al trasporto internazionale alle operazioni di trasporto, le registrazioni del tachigrafo. Il conducente deve conservare e mettere a disposizione degli organi di polizia stradale le prove del trasporto internazionale. Se l’Ispettorato nazionale del lavoro o gli organi di polizia stradale lo chiedono, il trasportatore ha l’obbligo di trasmettere le copie dei documenti entro otto settimane dalla richiesta. In caso di omissione della dichiarazione di distacco, il trasportatore è soggetto a sanzioni amministrative. Le sanzioni amministrative pecuniarie previste per il mancato rispetto degli obblighi relativi alla dichiarazione di distacco dei lavoratori nel trasporto su strada transnazionale o di cabotaggio in Italia vanno da 150 a 10.000 euro. Il trasportatore che distacca lavoratori in Italia nell’ambito di trasporti transnazionali o di cabotaggio che ometta di trasmettere la dichiarazione di distacco attraverso il sistema di interfaccia pubblico connesso all’IMI, è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 2.500 a euro 10.000. Il trasportatore che non adempie agli obblighi di completa e corretta comunicazione delle informazioni necessarie alla dichiarazione di distacco, nonché all’obbligo di aggiornamento delle medesime informazioni entro cinque giorni dall’evento che ne determina l’aggiornamento, è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 1.000 a euro 4.000. Il trasportatore deve assicurarsi che il trasportatore abbia a disposizione in formato cartaceo o elettronico la seguente documentazione: copia della dichiarazione di distacco trasmessa tramite il sistema di interfaccia pubblico IMI; ogni documento utile inerente alle operazioni di trasporto che si svolgono in Italia o le prove di cui all’art 8, par 3, Reg CE 1072/2009; le registrazioni del tachigrafo, compresi i simboli degli Stati membri in cui il conducente sia stato presente al momento di effettuare operazioni di trasporto internazionale su strada o di cabotaggio. La sanzione amministrativa pecuniaria prevista va da euro 2.500 a euro 10.000. Il conducente che non adempie all’obbligo di conservare e mettere a disposizione degli organi di polizia tali documenti è soggetto alla da euro 150 a euro 600. Il committente, il vettore, lo spedizioniere e il contraente, in caso di subvezione, sono soggetti alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 2.500 a euro 10.000 qualora il trasportatore abbia omesso di trasmettere la dichiarazione di distacco attraverso il sistema di interfaccia pubblico connesso all’IMI, o, qualora il Paese terzo non si sia ancora accreditato sul sistema IMI, attraverso la comunicazione di distacco al Ministero del Lavoro.
La logistica per la consegne a casa arriverà a rappresentare il 17% delle emissioni di gas serra, contro il 3% attuale. La soluzione è l’elettrico, che le riduce del 37% . Le tradizioni natalizie hanno accelerato ancor di più l’ascesa degli acquisti online e delle consegne dei pacchi a domicilio. Per esempio, dai dati di Confcommercio sulle preferenze degli italiani emerge che la netta maggioranza degli italiani (il 64,6%) ha comprato i regali per i propri cari quest’anno. Tali scelte però comportano delle conseguenze non trascurabili dal punto di vista ecologico. Difatti, stando ai dati della International Energy Agency, il settore merci è responsabile di un quinto delle emissioni globali di CO2, dietro solo al settore energetico, e più in particolare i veicoli che si occupano di home delivery emettono impattano per il 3% sui livelli di gas serra globali. Percentuale che è destinata a crescere addirittura del 567% entro il 2050, arrivando a rappresentare il 17% del totale. La chiave per ridimensionare il problema e ripulire l’aria delle aree urbane delle grandi metropoli è, secondo vari esperti, l’elettrificazione delle flotte per il trasporto delle merci. Il report Decarbonizzare i trasporti. Evidenze scientifiche e proposte di policy del ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile sottolinea che l’impiego dei veicolo elettrici consente di ridurre del 37% le emissioni di CO2 rispetto ad un veicolo a combustione, pur tenendo conto delle maggiori emissioni che derivano dalla loro produzione. Nel comparto del trasporto pesante, l’impatto del passaggio alla mobilità elettrica è ancora più significativo: un camion elettrico può risparmiare fino al 70% delle emissioni sul ciclo di vita del mezzo. Tanto che, stima il Rocky Mountain Institute, entro il 2030 il 60% delle vendite di nuovi camion potrebbe essere elettrico portando così, entro il 2035, a un dimezzamento delle emissioni causate dall’industria degli autotrasporti. La sfida è dunque promuovere «un modello di mobilità urbana che sia più sostenibile, green e sicuro, implementando nuove soluzioni di mobilità in grado di risolvere le criticità legate alla percorrenza dell’ultimo miglio, migliorando l’efficienza per le imprese e la qualità generale della vita di residenti e non», spiega Roberto Sposini, chief mobility editor di LifeGate. Le grandi città europee stanno cercando di adattarsi alla svolta green dei trasporti commerciali. Se infatti, registra la Clean Cities Campaign, tra il 2019 e il 2022 le zone a basse emissioni o aree a traffico limitato attive è aumentato del 40%, entro il 2025 saranno oltre 500 le città in Europa ad averle (+58% rispetto a giugno 2022). E l’Italia? Entro il 2030 è prevista la creazione di 35 zone a emissioni zero, off-limit per i veicoli a combustione, però nessuna città italiana ha già avviato gli interventi previsti. I più ingenti investimenti per elettrificare le flotte di veicoli per la consegna delle merci provengono dalle grandi aziende della distribuzione, così come diversi costruttori del settore automotive hanno iniziato a proporre delle versioni elettriche per questo tipo di veicoli.
Fonte quotidiano Milano Finanza
BRUXELLES: La Commissione europea non ha intenzione di riaprire il testo del nuovo regolamento Ue che vieta dal 2035 la vendita di auto e furgoni nuovi con motore termico, alimentato a benzina o a diesel. Dunque l’unica strada per far passare l’accordo già raggiunto tra gli Stati membri e il Parlamento Ue, che però ha bisogno dell’ultimo passaggio formale in Consiglio per entrare in vigore, è convincere Berlino a votare a favore: Italia e Polonia hanno già detto «no» e la Bulgaria si asterrà. La Germania è l’ago della bilancia. È in corso un negoziato tra Berlino e Bruxelles per sbloccare lo stallo. Un metodo che sta facendo arrabbiare diverse capitali a cominciare da Parigi, che difende l’accordo raggiunto. Ieri la Commissione ha inviato a Berlino un piano — anticipato da Reuters — per consentire la vendita di auto nuove con motori a combustione interna dopo il 2035 a patto che funzionino solo con carburanti sintetici (che sono diversi dai biocarburanti). La proposta non convince il ministro dei Trasporti tedesco, il liberale Volker Wissing, perché si tratterebbe di una nuova categoria di veicoli con una tecnologia apposita che deve impedire loro di circolare con carburanti diversi da quelli sintetici. Il confronto tra Commissione e governo tedesco è sull’interpretazione del «considerando» 11 del regolamento e non prevede una modifica del testo. La richiesta del governo italiano di prendere in considerazione anche i biocarburanti è invece destinata a rimanere inascoltata. I ministri dei Trasporti Matteo Salvini, delle Imprese Adolfo Urso e dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin hanno inviato ieri una lettera al vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans nella quale ricordano «la necessità di rispettare il principio della neutralità tecnologica» per una transizione sostenibile e socialmente equa verso una mobilità a zero emissioni e spiegano che l’Italia non accetterebbe «un’interpretazione indebitamente ristretta da parte della Commissione del concetto di carburanti neutri», con l’esclusione dei biocarburanti. Questo però non è sul tavolo del negoziato, l’impegno della Commissione Ue è risolvere la questione con Berlino il prima possibile.
pubblicato dal Corriere della sera
Tutte le Associazioni di rappresentanza delle imprese di autotrasporto e logistica sono fermamente
convinte che le imprese iscritte all’Albo nazionale degli autotrasportatori non debbano versare alcun
contributo per il funzionamento dell’Autorità di regolazione dei trasporti.
Questo il tenore della lettera inviata in data odierna al Ministro Salvini e al Vice Ministro Rixi, con
la quale le Associazioni hanno ribadito che il settore di appartenenza e le attività svolte dalle imprese
da loro rappresentate non sono interessate dal concreto esercizio di competenze attribuite all’Autorità
e il contributo assertivamente dovuto è utilizzato per finanziare attività non regolatorie, bensì
competenze amministrative di tipo generico, che debbono essere a carico della fiscalità generale.
Le Associazioni hanno altresì osservato e ricordato che la normativa italiana, nonché numerose
pronunce della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, hanno stabilito in maniera inequivocabile che
nel settore dell’autotrasporto e della logistica vige il principio del libero mercato che impedisce
qualsiasi attività di regolazione economica da parte di soggetti terzi.
Sulla base di tali presupposti, le Associazioni ritengono pertanto che le imprese iscritte all’Albo degli
autotrasportatori debbano essere esplicitamente escluse dall’elenco dei soggetti tenuti alla
contribuzione.
“Il tavolo per la sicurezza stradale” sarà io tema dell’incontro che il Ministro del MIT Matteo Salvini ha convocato per mercoledì 22 marzo 2023 alle ore 10:30, nella sala Parlamentino del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Roma, 16 marzo 2023 – Si è svolto questa mattina presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il tavolo di confronto tra le associazioni di categoria dell’autotrasporto e il Viceministro Rixi, convocato allo scopo di discutere dei temi più rilevanti e urgenti per il settore. ANITA e FEDIT, insieme alle altre Associazioni, hanno sottolineato al Viceministro l’urgenza di arrivare in tempi più brevi possibili alla definizione delle norme necessarie alla fruizione dei 285 milioni per il recupero dei costi sostenuti per l’acquisto del gasolio, la necessità di sbloccare il pagamento del bonus Adblue e le procedure delle domande relative al bonus Gnl, l’esigenza che vengano emanati decreti attuativi per gli incentivi inerenti investimenti e formazione e la necessaria esenzione delle imprese dell’autotrasporto dal pagamento del contributo ART. Il Viceministro Rixi ha ascoltato con attenzione le proposte delle Associazioni e, al fine di garantire un confronto costante e funzionale nei prossimi mesi, così come richiesto da ANITA e FEDIT, ha annunciato la costituzione di un tavolo permanente, coordinato dal capo dipartimento Maria Teresa Di Matteo, che si riunirà con cadenza mensile e che affronterà i punti critici evidenziati durante l’incontro. Tra questi, ANITA e FEDIT hanno in particolare sottolineato l’esigenza di contrastare il fenomeno del mancato pagamento dell’IVA nel campo degli appalti di logistica, chiedendo l’introduzione del meccanismo del reverse charge per tali contratti. A questo si aggiungono i temi legati alla delicata questione relativa ai tempi delle revisioni dei veicoli; alla carenza di conducenti nel settore, per i quali ANITA e FEDIT hanno richiesto l’aumento del limite di esenzione degli importi delle indennità di trasferta, ferme al 1995; alla regolamentazione dei tempi di attesa al carico e allo scarico, con un focus alle attese nei porti; alle risorse per Marebonus e Ferrobonus per favorire lo shift modale, con una revisione dell’attuale normativa; alla revisione del calendario dei divieti di circolazione.
I termini per la presentazione delle domande per ottenere gli incentivi per l’acquisto di mezzi ad elevata sostenibilità ecologica e ad alimentazione alternativa , in decorrenza da ieri scadranno alle ore 16 del 28 aprile prossimo . La somma messa a disposizione dal D.M. 18 novembre 2021 n. 461 è di dieci milioni nel quadro di un processo di rinnovo e di adeguamento tecnologico del parco veicolare delle imprese di autotrasporto. Finora in totale sono stati stanziati 50 milioni di euro ripartiti in sei tranche di erogazione tra il 2021 ed il 2026.
Le domande devono essere presentate esclusivamente tramite posta elettronica certificata dell’impresa richiedente e indirizzate a ram.investimentielevatasostenibilita@legalmail.it. I contributi sono destinati alle imprese di autotrasporto merci per conto di terzi che hanno sostenuto investimenti per il rinnovo del parco veicolare con alimentazione alternativa per l’acquisizione dei seguenti veicoli ad elevata sostenibilità: automezzi commerciali nuovi di fabbrica a trazione alternativa a metano CNG, ibrida (diesel/elettrico) ed elettrica (full eletric) di massa pari o superiore a 3,5 Ton e fino a 7 Ton, e di veicoli a trazione elettrica superiori a 7 Ton; automezzi commerciali nuovi di fabbrica a trazione alternativa ibrida (diesel/elettrico), a metano CNG e LNG di massa complessiva superiore a 7 Ton.
BOLZANO – Politiche economiche compatibili con il rispetto della salute e dell’ambiente sono da sempre obiettivi fondamentali delle Camere di commercio di Bolzano e Trento e delle associazioni dell’autotrasporto regionali. In questo contesto, infatti, sostengono con convinzione il trasferimento di una parte del trasporto merci su rotaia e la decarbonizzazione del trasporto merci su strada. Quella delle Camere di commercio è una presa di posizione chiara e inequivocabile.
Nell’ambito dell’incontro con il Ministro Matteo Salvini le associazioni dell’autotrasporto e le Camere di commercio di Bolzano e Trento hanno espresso il proprio dissenso rispetto ai divieti di transito imposti dal Tirolo. “È giunto il momento di porre fine ai divieti di circolazione del Tirolo, perché da un lato limita illegittimamente il traffico di transito degli autotrasportatori non austriaci e dall’altro crea condizioni favorevoli per le imprese tirolesi”, reclamano le associazioni dell’autotrasporto.
“Dal 2020 in Tirolo il valore limite della qualità dell’aria lungo l’autostrada non è stato superato (vedasi allegato 1), il che significa che non vi è alcuna base legale per mantenere il divieto di transito notturno né tantomeno il divieto di circolazione settoriale e il limite di 100 km/h sull’autostrada Inntal. Senza il divieto di circolazione notturna e il doppio pedaggio notturno, non sono necessarie le misure di dosaggio”, hanno dichiarato le Camere di commercio di Bolzano e Trento.
Le misure del Tirolo hanno un impatto notevole sull’economia italiana e tedesca. Infatti, uno studio di Uniontrasporti, società in house del sistema camerale italiano che si occupa di questioni relative ai trasporti e alle infrastrutture, mostra che le misure tirolesi creano alle imprese italiane colpite dai divieti un danno economico totale annuo pari a 251,6 milioni di euro. Oltre alla consistente perdita finanziaria per le imprese direttamente toccate dai divieti, la limitazione dello scambio di beni attraverso il Brennero mette a rischio il commercio internazionale in Europa. Basti ricordare che il Brennero è la rotta commerciale via terra più importante in assoluto per l’Italia e dunque anche per il Trentino-Alto Adige.
I divieti tirolesi hanno comportato anche una concorrenza distruttiva da parte del comparto dell’autotrasporto tirolese rispetto a quello della Regione Trentino – Alto Adige. I vari divieti tirolesi prevedono misure favorevoli per le proprie aziende a discapito di quelle con sede in Trentino – Alto Adige. I veicoli di un’azienda tirolese, per esempio, possono circolare liberamente nelle ore notturne con qualsiasi mezzo EURO 6, mentre i veicoli di un’azienda italiana nelle ore notturne non possono transitare con nessun mezzo a propulsione tradizionale.
“A pagare le conseguenze delle misure del Tirolo sono anche gli autisti, spesso costretti a rimanere fermi in coda per ore senza poter accedere ai servizi igienici a causa del dosaggio a Kufstein. Alcuni dei nostri autisti si rifiutano addirittura di attraversare il Tirolo per risparmiarsi questo supplizio”, affermano congiuntamente i Presidenti e rappresentanti dell’Associazione Nazionale Imprese Trasporti Automobilistici (ANITA), dell’Associazione Nazionale Noleggi Autogrù e Trasporti Eccezionali (ANNA), della Federazione Italiana Autotrasportatori Professionali, di Assoimprenditori Alto Adige, di Confindustria Trento, CNA – Unione Provinciale degli Artigiani e delle Piccole imprese Alto Adige, di lvh.apa Confartigianato Imprese, dell’Associazione Artigiani del Trentino e di FAI-Confcommercio del Trentino.
Le associazioni dell’autotrasporto e le Camere di commercio di Bolzano e Trento esprimono gratitudine al Ministro Salvini, che sta seguendo la tematica con grande attenzione e determinazione. Da troppo tempo tutte le aziende di trasporto non tirolesi subiscono le misure unilaterali del Tirolo che non hanno portato in alcun modo a incentivare il trasferimento modale dalla strada alla ferrovia.
“Per raggiungere l’obiettivo del trasferimento modale è fondamentale un gioco di squadra dei vari Stati lungo il corridoio del Brennero finalizzato ad abolire gli ostacoli e a rendere la ferrovia finalmente più competitiva e performante”, hanno affermato le Camera di commercio di Bolzano e Trento. Divieti e misure unilaterali non sono in alcun modo in linea con questo approccio.
Fonte Anita
Brennero: le Associazioni presentano appello sull’ordinanza del Tribunale europeo
Roma, 7 marzo 2023 – Le Associazioni dell’autotrasporto merci ANITA, FAI e FEDIT, insieme a
Confindustria e ad altre sue componenti associative, presentano appello sul giudizio di irricevibilità
espresso dal Tribunale europeo in merito al ricorso depositato dalle Associazioni sulle limitazioni
unilaterali al transito stradale di mezzi pesanti imposte dal Tirolo lungo l’Asse del Brennero. Le
Associazioni continueranno quindi l’azione legale avviata a livello europeo ritenendo che sussistano i
presupposti giuridici per consentire ai privati di agire. In questo modo, si porrebbe fine alla reiterata
violazione da parte dell’Austria dei principi di libera circolazione delle merci e sarebbe garantita una
concorrenza equa tra i confini dell’Unione. Le Associazioni ritengono che l’operato della Commissione
Europea in questa vicenda sia stato inefficace e, al tempo stesso, carente. Occorre, quindi fare
immediata chiarezza.
La questione del ricorso dei privati, su cui decide il Tribunale europeo, va tenuta distinta da quella del
ricorso di uno Stato membro, che invece è di competenza della Corte di giustizia. Va quindi chiarito
che il pronunciamento è stato espresso dal Tribunale e non dalla Corte. A nostro giudizio, inoltre, la
decisione del Tribunale si basa su criteri di giurisprudenza datati, senza tener conto delle sentenze più
aggiornate da parte della Corte, che invece avrebbero accolto analoghe richieste da parte dei privati.
Senza contare che il Tribunale non si è espresso sulla legittimità delle limitazioni. Per questi motivi le
Associazioni presentano appello contro l’ordinanza del Tribunale che non limita l’azione dello Stato
italiano di rivolgersi alla Corte di giustizia europea per chiedere l’apertura di una procedura di infra-
zione nei confronti dell’Austria.
In meno di 4 anni da gennaio 2019 a settembre 2022 i costi della logistica sono aumentati del 53,9%. E’ quanto emerge dall’indice dei costi della logistica dei veicoli finiti messo a punto da ECG e PwC Austria. L’indice si divide in quattro segmenti logistici (strada, mare, ferrovia e piazzale) in otto Paesi europei (Belgio, Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna, Svezia e Regno Unito). In dettaglio per la logistica su strada: l’indice dei costi della logistica stradale mostra un aumento complessivo dei costi del 32,8% , dovuto all’aumento della carenza dei camionisti in tutta Europa, l’aumento dei salari degli autisti e la drammatica impennata dei prezzi del gasolio. Per la logistica marittima l’aumento complessivo dei costi è del 113,7% causato principalmente dalla situazione di mercato di domanda-offerta di navi Pure Car Truck Carrier (Pctc), che porta le tariffe di noleggio ai massimi storici, nonché dal continuo aumento del valore degli asset per le nuove costruzioni di navi. Per il segmento ferroviario l’aumento complessivo dei costi è del 24,2% tra gennaio 2019 e settembre 2022. Tra gli altri fattori, i costi della manodopera, del carburante e degli asset ferroviari utilizzati nella logistica dei veicoli finiti hanno fortemente influenzato l’andamento dei costi ferroviari. Per i piazzali l’incremento complessivo dei costi è del 21,4% in gran parte legato ai costi dei terreni dei piazzali e della manodopera, che sono tra gli altri fattori spesso legati all’indice dei prezzi al consumo, e quindi hanno rappresentato alti livelli di volatilità durante il periodo esaminato.
fonte Medi Telegraph
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Continua a permanere molto elevato il numero dei camion vecchi e inquinanti in circolazione nel nostro Paese. L’avvertimento arriva come al solito da UNRAE che snocciola le cifre: su un totale di 725.000 veicoli medi e pesanti oltre le 3,5 tonnellate circolanti al 31.12.2022, quelli che rispondono a direttive di emissione ante Euro IV sono oltre la metà (il 50,4%). Si tratta cioè di veicoli immatricolati prima del 2006 e quindi inquinanti e lontani dai modelli di più recente produzione. I camion Euro IV, V e VI sono invece circa 355.000, e cioè il 49,6% del totale. L’età media dei veicoli industriali circolanti nel nostro Paese, sottolinea UNRAE, è persino più alta, anche se di poco, a quella registrata due anni fa. Se invece si prende in considerazione soltanto il parco circolante dei veicoli più pesanti, cioè quelli con oltre 16 tonnellate, le cose vanno appena un po’ meglio. Nelle 445.000 unità circolanti, la percentuale di veicoli ante Euro IV scende al 39% e l’età media si abbassa a 12,1 anni. E’ di tutta evidenza insomma che nel complesso la vetustà anagrafica del nostro circolante, oltre a pesare in termini di inquinamento, di sicurezza e di competitività, renda assai più complicato (e più costoso) il cammino verso la neutralità climatica che l’Unione europea vorrebbe raggiungere nei prossimi decenni, ma sulle cui date di scadenza, compresa la famosa tagliola del 2035, si torna in alto mare dopo la decisione di Italia e Germania di chiedere il rinvio del voto del Parlamento UE.
rinnovo parco veicoli basso impatto ambientale: dal 15 marzo parte la prenotazione per gli incentivi
La seconda finestra per la prenotazione degli incentivi per l’acquisto e il rinnovo del parco veicoli a basso impatto ambientale da parte delle imprese di autotrasporto, si apre mercoledì 15 marzo, a partire dalle ore 10 e terminerà il 28 aprile prossimo alle ore 16. Le domande possono essere presentate esclusivamente tramite PEC dell’impresa richiedente e indirizzate a ram.investimentielevatasostenibilita@legalmail.it. Gli incentivi vanno da un minimo di 4.000 euro per quelli ibridi di massa complessiva da 3,5 a 7 tonnellate, fino a un massimo di 24.000 euro per quelli elettrici oltre le 16 tonnellate. A questi importi si aggiunge un contributo di 1.000 euro in caso di contestuale rottamazione di un veicolo diesel di classe inferiore ad euro VI.
OneWedge presenterà a LetExpo 2023 i modelli di stazioni di ricarica elettrica che prenderanno il nome di Eletric Plaza dedicata agli operatori di logistica ultimo miglio. Il primo impianto di questo genere è stato realizzato a Brandizzo (TO) nel 2022, rapidamente seguito da altri sempre in Piemonte, Lombardia, Lazio e Sicilia per un totale di una dozzina di Electric Plaza per alcuni dei principali player della logistica. La taglia media è quella di una stazione per una ventina di furgoni elettrici che necessitano della disponibilità della ricarica e della rassicurazione che solo gli autorizzati possano accedere all’infrastruttura. Un sistema di gestione via cloud consente di gestire i processi di avvio e arresto, fornendo anche i dati per studiare come ottimizzare i flussi operativi.
A LetExpo 2023 sarà presente OneWedge per presentare la propria offerta di stazioni di ricarica elettrica dedicata agli operatori di logistica ultimo miglio. Gli operatori della logistica hanno un urgente bisogno di stazioni di ricarica sempre disponibili, efficienti, realizzate in tempi rapidi e a un prezzo ragionevole. Le infrastrutture realizzate da OneWedge prendono il nome di Electric Plaza. Il primo impianto di questo genere è stato realizzato a Brandizzo (TO) nel 2022, rapidamente seguito da altri sempre in Piemonte, Lombardia, Lazio e Sicilia per un totale di una dozzina di Electric Plaza per alcuni dei principali player della logistica. La taglia media è quella di una stazione per una ventina di furgoni elettrici che necessitano della disponibilità della ricarica e della rassicurazione che solo gli autorizzati possano accedere all’infrastruttura.Un sistema di gestione via cloud consente di gestire i processi di avvio e arresto, fornendo anche i dati per studiare come ottimizzare i flussi operativi.
fonte Trasporti Italia
La Regione Veneto ha realizzato un piano di investimenti per potenziare trasporto merci e logistica sui corridoi europei che attraversano il territorio regionale, un collegamento di ultimo miglio tra la linea Padova-Mestre e l’interporto da parte di RFI e un ponte ferroviario per collegare la parte occidentale della rete portuale alla stazione ferroviaria di Marghera Scalo. I lavori, costati poco più di 4 milioni di euro, sono stati finanziati al 50% nell’ambito del programma CEF (Connecting Europe Facility) della Commissione Europea. Si è tenuto mercoledì primo marzo presso la sede di Consorzio ZAI – Interporto Quadrante Europa di Verona l’evento conclusivo del progetto “Veneto Intermodal”, co-finanziato dalla Commissione Europea tra novembre 2018 e ottobre 2022. Il progetto ha visto la partecipazione di un consorzio di attori regionali e nazionali di primissimo livello, con capofila Consorzio ZAI (Interporto di Verona) e in qualità di partner la Regione del Veneto, Rete Ferroviaria Italiana, società capofila del Polo Infrastrutture del Gruppo FS, e l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Settentrionale (Porti di Venezia e Chioggia). Obiettivo dell’azione progettuale è stato il potenziamento del cosiddetto “ultimo miglio” delle tre principali infrastrutture regionali che permettono l’interscambio commerciale con il resto d’Europa e del mondo per le aziende localizzate sul territorio regionale, ovvero gli Interporti di Verona e Padova, e il Porto di Venezia. Non a caso, tutte e tre le infrastrutture insistono sulla rete Core dei corridoi TEN-T. Consorzio ZAI, insieme a Rete Ferroviaria Italiana, ha il nuovo terminal da 750 metri in linea con i più recenti standard comunitari, oltre ad una serie di interventi di implementazione della rete viabilistica di servizio al nuovo terminal, collegato anche agli interventi dell’Alta Velocità ferroviaria. L’evento conclusivo, a cui hanno partecipato anche il Presidente di Consorzio ZAI Matteo Gasparato e la Vicepresidente della Regione del Veneto Elisa De Berti, è stata l’occasione per discutere insieme dei risultati definitivi del progetto, presentati da Andrea Menin della Regione Veneto, Damiano Beschin di RFI, e Antonio Revedin di Porto di Venezia). A seguire, si è tenuta una tavola rotonda per analizzare lo status delle infrastrutture e dei servizi di trasporto lungo l’Asse del Brennero, corridoio fondamentale per i nodi logistici regionali. Tra i relatori, sono intervenuti i rappresentanti della Galleria di Base del Brennero e di Assoporti, oltre a delegati di diversi operatori logistici multimodali tra cui il Gruppo FS Italiane. Soddisfazione per i lavori svolti è stata espressa da Pat Cox, intervenuto al convegno, coordinatore del corridoio Scandinavo-Mediterraneo. “Consorzio ZAI dimostra così di anticipare i futuri sviluppi del settore del trasporto ferroviario e intermodale” sottolinea il Presidente Gasparato. “Siamo consci di quello che potrà succedere tra qualche anno con i potenziamenti infrastrutturali ferroviari sull’Asse Est-Ovest e l’apertura del tunnel di base del Brennero, e riteniamo quindi di affrontare i temi “intermodalità” e “sostenibilità” in un’ottica integrata con le migliori tecnologie. Non ci limitiamo a gestire la quotidianità “subendo” il traffico, ma adottiamo un approccio “proattivo” guardando alla pianificazione europea, nazionale e regionale delle infrastrutture, continuando quindi a giocare un ruolo da leader tra i terminali intermodali in Europa”, conclude. “I traffici intermodali delle ferrovie dello Stato che transitano da Verona via Brennero rappresentano il 20% del totale annuo delle merci trasportate e coinvolgono varie società del Polo Logistica – ha detto Gianpiero Strisicuglio, AD Mercitalia Logistics. “Il potenziamento delle attività terminalistiche su Verona, consentirà un incremento di traffico sull’asse ferroviario e lo shift modale che l’Europa ci chiede”.
Fonte: FSNEWS
BOLZANO – La Corte di giustizia dell’Unione europea a Lussemburgo ha respinto, perché “inammissibile”, la messa in mora della Commissione europea per inazione nei confronti dell’Austria in relazione ai divieti imposti unilateralmente dal Tirolo. La causa è stata avanzate da alcune associazioni di autotrasporto italiane. Lo riferisce la Tiroler Tageszeitung. Gli autotrasportatori italiani avevano denunciato “un lassismo inaccettabile da parte delle istituzioni europee a danno del sistema italiano; così facendo la Commissione europea colpisce la capacità del Paese di esportare le merci fuori dai propri confini”. Secondo l’esperto di diritto europeo Walter Obwexer, interpellato dal giornale, “non sussiste nessun obbligo per la Commissione europea di intraprendere un procedimento di infrazione, neanche se un paese membro viola palesemente il diritto europeo”.
report trimestrale Mit su trasporto: continua la ripresa trasporti con eccezione autotrasporto (-1%)
Continua la ripresa nel comparto trasporti, che nel quarto trimestre del 2022 ha fatto registrare una notevole crescita della domanda di mobilità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli aumenti sono stati registrati per tutte le modalità di trasporto, con le sole eccezioni di un leggero calo nel trasporto con veicoli pesanti su rete autostradale (-1%) e per il trasporto aereo delle merci (-3%).
È quanto emerge dal Report trimestrale dell’Osservatorio sulle tendenze di mobilità predisposto dalla Struttura Tecnica di Missione (STM) del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, pubblicato oggi. Avviata durante l’emergenza sanitaria del Covid-19 per valutare l’impatto della pandemia sugli spostamenti delle persone e delle merci, la rilevazione riporta le analisi trimestrali sulle tendenze di mobilità, realizzate al fine di monitorare l’evoluzione e le esigenze del settore dei trasporti e della logistica, anche per pianificare e programmare meglio gli investimenti nelle infrastrutture e nei servizi di trasporto. Le analisi si basano sui dati messi a disposizione dagli operatori multimodali nazionali, dalle Direzioni Generali del MIT e da quelli contenuti nei database open source dei principali player nazionali e internazionali della mobilità.
Più nel dettaglio, il rapporto evidenzia sensibili variazioni in positivo della domanda passeggeri del settore croceristico (+162%), dei passeggeri sia dell’alta velocità (+61%) che del servizio Intercity (+33%) a fronte di un aumento del servizio rispettivamente del +8% e del +4%. Consistente l’aumento dei passeggeri del trasporto aereo (+39%) a fronte di un aumento del 15% dei servizi offerti, così come quello della domanda passeggeri su traghetti (+35%). Anche la domanda passeggeri del trasporto pubblico locale su ferro vede un aumento notevole (+22%) a fronte di una offerta di servizi rimasta invariata.
Aumenti di rilievo anche nel settore del trasporto stradale di veicoli leggeri, che registrano un +2% sia su rete Anas che su rete autostrade e di autobus su rete Anas (+1%). Resta invariato il traffico merci su rete Anas.
Il segno più tangibile di una netta ripresa si avverte nel confronto tra i dati di questo trimestre e quelli pre-Covid (stesso periodo del 2019): sebbene i traffici non siano ancora tornati a livello pre pandemia, la tendenza è quella di un imminente riallineamento dei dati. Le uniche eccezioni, in positivo, si sono registrate nella domanda passeggeri del settori traghetti (+34% rispetto al 2019) e dei veicoli pesanti, sia su rete autostrade (+5%) che su rete Anas (+1%), che hanno quindi visto un aumento anche rispetto al 2019.
Fonte MIT