La viceministra Teresa Bellanova ha comunicato ieri pomeriggio alle Associazioni dell’autotrasporto la decisione di sottoporre al consiglio dei ministri di lunedi prossimo la proposta di erogare i 500 milioni di sostegno all’autotrasporto ricorrendo alla via più diretta, veloce ed efficace e cioè il ricorso al credito d’imposta. Tali contributi, come è noto, verranno riconosciuti alle imprese con veicoli di portata superiore alle 7,5 tn. e di classe ecologica euro 5 e 6. Il credito d’imposta sarà pari al 25% sui consumi di gasolio effettuati nel primo trimestre dell’anno in corso.
Senza categoria
Soltanto gli utenti registrati possono visualizzare questo contenuto.La ViceMinistra del MIMS Teresa Bellanova ha convocato per domani le Associazioni dell’Autotrasporto con largo anticipo sui tempi previsti dopo l’ultima riunione nel corso della quale erano state ipotizzate diverse modalità di erogazione alle imprese dell’autotrasporto dei 500 milioni previsti nel decreto interministeriale MIMS e MISE.
Il settore dei trasporti in Italia è direttamente responsabile del 25,2% delle emissioni di gas a effetto serra e del 30,7% delle emissioni di CO2, a cui si aggiungono le emissioni nel settore dell’aviazione e del trasporto marittimo internazionali. Questo il dato saliente del rapporto sulla “Decarbonizzazione e trasporti” che il Ministero de3llo Sviluppo Economico ha reso noto nei giorni scorsi. Il 92,6% delle emissioni nazionali di tutto il comparto, in particolare, è attribuibile al trasporto stradale di passeggeri e merci, settore per il quale si registra un aumento del 3,2% delle emissioni tra il 1990 e il 2019, in controtendenza rispetto al calo del 19% delle emissioni totali durante lo stesso periodo. Per contribuire a raggiungere gli obiettivi europei, del pacchetto ‘Fit for 55’, che prevedono la riduzione del 55% delle emissioni climalteranti entro il 2030 e il loro azzeramento entro il 2050, è necessario accelerare il processo di decarbonizzazione, partendo proprio dal settore della mobilità. Per ridurre le emissioni climalteranti del settore le soluzioni tecnologiche basate sull’elettrificazione sono quelle al momento più promettenti per diversi comparti, soprattutto quello del trasporto su strada. Per mezzi come auto, veicoli commerciali, bus e treni, sono già adottabili su larga scala.
Biometano, idrogeno verde, biocombustibili avanzati e combustibili sintetici, a causa dell’attuale scarsa capacità produttiva e degli alti costi collegati, potranno servire a decarbonizzare trasporti più difficilmente elettrificabili, come quelli marittimi, aerei e camion a lunga percorrenza. Settori in cui l’elettrificazione necessita ancora di investimenti in ricerca e sviluppo. Se3condo il rapporto MISE inoltre I veicoli elettrici a batteria (BEV) sono l’opzione più idonea per raggiungere gli obiettivi al 2030, sia in termini di efficienza energetica, sia di riduzione delle emissioni. Già con il mix energetico attuale, infatti, la sostituzione dei veicoli a combustione interna, che oggi rappresentano il 99% del trasporto stradale italiano, con veicoli elettrici comporterebbe per il nostro Paese una riduzione del 50% delle emissioni sul ciclo di vita del trasporto leggero su strada. Un risultato ancora migliore si otterrebbe aumentando la quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, come già previsto dal PNRR. Dal punto di vista dei costi, la soluzione risulta oggi quella più praticabile considerando che, sull’intero ciclo di vita, il costo totale di possesso e utilizzo di un’auto privata a trazione elettrica è inferiore a quello di una con motore a combustione interna e l’impatto ambientale è notevolmente inferiore. È necessario tuttavia potenziare le infrastrutture di ricarica, investire sulla produzione industriale nazionale di batterie e di veicoli, favorire il riciclo dei materiali rari. In questo settore sono identificate tre possibili alternative per sostituire i mezzi ad alimentazione tradizionale: i veicoli a batteria, con necessità di ricarica ad altissima potenza (1 MW) o di scambio delle batterie (battery swap), i veicoli elettrici alimentati attraverso una linea aerea installata sulle autostrade e, a certe condizioni, i veicoli a idrogeno verde.
Dalle analisi contenute nel Rapporto risulta che un camion elettrico possa conseguire risparmi fino al 70% delle emissioni calcolate sul suo ciclo di vita. Le scelte da compiere dovranno essere necessariamente condivise con i partner europei e i Paesi confinanti per convergere su standard comuni e consentire una reciproca interoperabilità.
Pubblichiamo qui di seguito i particolari delle soluzioni per la erogazione alle imprese dei 500 milioni del fondo governativo per l’autotrasporto, prospettate durante l’ultimo incontro con la viceministra Berllanova la quale si è riservata di dare risposte nella prossima riunione prevista per i primi di maggio.
- Fondo Autotrasporto di 500 milioni: La soluzione ipotizzata di un credito di imposta per le imprese con veicoli di portata superiore alle 7,5 ton. e di classe ecologica euro 5 ed euro 6 non è percorribile. Sempre per la stessa platea di beneficiari stanno lavorando affinché venga riconosciuto un contributo diretto da parte dell’Agenzia delle Dogane.
- Riduzione dei 25 centesimi del carburante alla pompa. Tale riduzione, di portata generale, ad oggi in vigore sino al 2 maggio molto probabilmente verrà prorogata per altri 2 mesi. Abbiamo stigmatizzato tale intervento praticamente nullo per le imprese di autotrasporto con parco veicolare più ecologico che, come noto, non possono più recuperare per tale periodo il credito dei 21 centesimi di accisa.
- Credito di imposta AD BLUE-LNG: E’ in fase di definizione una bozza di decreto che dovrebbe rendere la misura già prevista dal Decreto Legge Energia operativa a breve.
- Accesso al mercato. In fase di sottoscrizione del Protocollo di Intesa dello scorso 17 marzo è stato concordato che per calmierare gli effetti derivanti dalla liberalizzazione dell’accesso al mercato, per le imprese che ne dovrebbero uscire, verrà riconosciuto un contributo per la perdita del potere di acquisto derivante dalla impossibilità di vendere la licenza. Verrà aperto un tavolo specifico sul tema.
- Investimenti e formazione. Entro un periodo di 4 mesi verranno pagati i contributi relativi a tali voci effettuati negli ultimi 2 anni.
- Marebonus-Ferrobonus. Stanno lavorando affinché i contributi -le cui entità e modalità non sono ancora operative- vengano riconosciuti direttamente alle imprese di autotrasporto.
I 500 milioni di euro, che il Governo ha stanziato in favore dell’autotrasporto e che saranno utilizzati a favore dei possessori di veicoli Euro 5 e 6 di massa complessiva maggiore di 7,5 tonnellate, non potranno essere distribuiti ricorrendo al credito d’imposta. Lo ha precisato la Viceministra Bellanova nel coroso dell’inc0ntro con le Associazioni dell’Autotrasporto che i è svolto venerdi scorso. A questo proposito la Viceministra ha aggiunto che si sta verificando la possibilità di elargire le risorse tramite l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che già dispone dei dati relativi al consumo di gasolio dei primi tre mesi del 2022.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi su proposta del ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, ha firmato il dpcm che stanzia 650 milioni di euro l’anno, per tre anni, a sostegno dell’acquisto di veicoli più sostenibili. L’ecobonus include i veicoli per il trasporto merci, per i quali sono stati previsti 10 milioni nel 2022, 15 milioni nel 2023 e 20 milioni per il 2024. Le piccole e medie imprese, comprese le persone giuridiche, esercenti attività di trasporto di cose in conto proprio o in conto terzi, potranno accedere ai contributi destinati all’acquisto di veicoli commerciali di categoria N1 e N2, nuovi di fabbrica, ad alimentazione esclusivamente elettrica. Tale incentivo viene concesso con la contestuale rottamazione di un veicolo omologato in una classe inferiore ad Euro 4. Il contributo è così ripartito: 4.000 euro per i veicoli N1 fino a 1,5 tonnellate; 6.000 euro per i veicoli N1 superiori a 1,5 tonnellate e fino a 3,49 tonnella12.000 euro per i veicoli N2 da 3,5 tonnellate fino a 7 tonnellate; 14.000 euro per i veicoli N2 superiori a 7 tonnellate e fino a 12 tonnellate
Confetra ha siglato un’intesa con i rappresentanti di Assologistica e i vertici di Coldiretti e Consorzi Agrari d’Italia, per creare un polo logistico nazionale con diverse infrastrutture su tutto il territorio. L’obiettivo primario è garantire un approvvigionamento più sicuro e sostenibile delle eccellenze dell’agroalimentare italiano, favorendo la competitività delle imprese.
Ups Italia è stata premiata tra le 57 migliori imprese della regione Lombardia per performance gestionale e affidabilità finanziaria nell’ambito della 40° edizione del Premio industria Felix. La società ha ricevuto l’alta onorificenza di bilancio per essersi distinta tra le migliori imprese a conduzione under 40 per performance gestionale e affidabilità finanziaria.
La guerra in Ucraina ha esacerbato le criticità sulle catene di fornitura originate dalla pandemia, con forti aumenti dei prezzi di alcune materie prime e con crescenti ritardi e rincari della logistica merci che ostacolano la normale operatività delle imprese.Il grido d’allarme è stato lanciato dal Presidente dell’Assolombarda Alessandro Spada. Nel primo trimestre 2022, più della metà delle imprese manifatturiere del Nord-ovest (51%) ha dichiarato di subire ostacoli alle esportazioni. Tra i principali fattori avversi, emergono i“prezzi e costi” (per il 24% delle imprese) e l’“allungamento dei tempi di consegna” (per il 15%). Inoltre, è aumentata in modo considerevole, dal 8% del quarto trimestre 2021 al 26% del primo trimestre 2022, la quota di imprese che evidenzia “altri fattori” tra i principali ostacoli che condizionano l’export, un incremento almeno in parte riconducibile all’instabilità causata dal conflitto Russia-Ucraina. Un primo focus riguarda quindi la logistica, sia nei tempi di consegna sia nei costi. Per quanto riguarda l’“allungamento dei tempi di consegna”, la crisi in Ucraina si inserisce in un quadro della logistica già caratterizzato da forte incertezza: lungo tutto il 2021 i ritardi nelle catene di fornitura si sono via via intensificati, per poi diminuire tra gennaio e febbraio 2022, complici i primi segnali di allentamento delle restrizioni pandemiche rilevati nei mesi di gennaio e febbraio. Ma a marzo 2022, con lo scoppio della guerra, i tempi medi di consegna sono tornati a crescere in tutta l’Area euro. Sul fronte dei costi, l’invasione dell’Ucraina ha determinato rincari considerevoli dei noli delle rotte marittime limitrofe ai territori colpiti, con riferimento sia alle petroliere di piccola taglia impiegate tra il Mar Nero e il Mediterraneo, sia alle navi cargo che trasportano grano e cereali passando dal Mar Nero. I rincari locali connessi alla guerra per il momento non incidono sugli indici aggregati, con i costi di spedizione globali che proseguono a muoversi lungo i trend precedentemente in atto(stazionarietà su alti livelli dei costi del cargo aereo e soprattutto dei noli container, alta volatilità per le portarinfuse). Un secondo focus riguarda i prezzi delle materie prime che, a oltre un mese dall’inizio del conflitto, si mantengono su livelli più alti di quelli di inizio febbraio 2022 e soprattutto ben superiori rispetto al periodo pre pandemia. Il prezzo del gas naturale europeo, dopo lo straordinario picco di inizio marzo, il 28 marzo 2022 si attesta sui 102,5 €/MWh, registrando un +818,2% rispetto a gennaio 2020; il prezzo del greggio prosegue su un trend di crescita (+79,0%); forti tensioni si confermano anche per i prezzi di frumento e mais (+89,4% e +96,2%), olio di girasole (+182%) e per il fertilizzante urea e nitrato di ammonio (+396%). L’acciaio non riesce a riassorbire l’aumento registrato dopo lo scoppio del conflitto (+208,3%); il prezzo del nichel continua a caratterizzarsi per elevata volatilità (+154,3%); alluminio e rame restano a livelli particolarmente elevati (+106,0% e +71,2%). Nel primo trimestre 2022 più della metà (50,8%) delle imprese manifatturiere del Nord-ovest dichiara ostacoli alle esportazioni, una percentuale in netto aumento rispetto al trimestre precedente (41,3% nel quarto trimestre 2021) e che si avvicina ai livelli post lockdown del terzo trimestre 2020 (52,9%) (Grafico 1). Tra i principali ostacoli alle esportazioni, si confermano l’“allungamento dei tempi di consegna” (per il 14,8%delle imprese del Nord-ovest) e i “prezzi e costi” (per il 24,1%). Inoltre, è aumentata in modo considerevole la quota di imprese che evidenzia “altri fattori” tra i principali ostacoli che condizionano l’export: dal 7,7% nel quarto trimestre 2021 al 25,5% nel primo trimestre 2022, un incremento almeno in parte riconducibile all’instabilità causata dal conflitto e dalle conseguenti sanzioni alla Russia (Grafico 2). A marzo 2022 si evidenzia un nuovo allungamento dei tempi di consegna delle merci; la crisi in Ucraina si inserisce in una situazione della logistica già di forte incertezza. Infatti, per tutto il 2021 le imprese manifatturiere del Nord-ovest hanno risentito in misura sempre più intensa di ritardi nelle catene di fornitura: se a inizio 2020 solo il 5,4% delle imprese dichiarava di subire allungamenti nei tempi di consegna, nel primo trimestre 2022 la percentuale è al 14,8%. Rispetto a fine 2021, la situazione media dell’ultimo trimestre risulta in miglioramento, ma se nei mesi di gennaio e febbraio i primi segnali di allentamento delle restrizioni pandemiche hanno comportato un parziale riassorbimento delle tensioni, a marzo 2022 gli effetti del conflitto sono evidenti sulla logistica di tutta l’Eurozona: secondo IHS Markit “…la guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia hanno causato ampi ritardi sulla catena di fornitura, aggravando i disagi sulla distribuzione già provata dalla pandemia, inclusi i ritardi dovute alle nuove chiusure in Cina. Dopo l’alleggerimento avutosi a febbraio, i tempi medi di consegna di marzo si sono nuovamente allungati e al tasso maggiore da novembre scorso.” Al momento, i rincari nei costi di spedizione delle merci interessano in particolare le rotte navali limitrofe ai territori colpiti dal conflitto, mentre gli indici complessivi globali proseguono lungo i trend precedentemente in atto.
L’ e-commerce, e di riflesso il lavoro dei corrieri, perde colpi nei primi mesi di quest’anno a causa della sfavorevole congiuntura internazionale dovuta alla guerra in Ucraina. Non ci sono ad oggi stime ufficiali, ma il calo sembra essere vicino al 30%. Pare dunque allontanarsi la progressiva crescita dell’e-commerce già in atto molto prima del Covid-19 che ha dato una spinta enorme cambiando radicalmente gli scenari. Il Sole24ore riguardo gli anni 2020 e 2021, da conto di una ricerca di Forbes sui nuovi comportamenti dei consumatori approdati all’e-commerce e qui rimasti, almeno fino alla fine dello scorso anno, anche dopo il picco di 26 trilioni di dollari del 2020. Gartner, da parte sua,parlando di scenari pre-bellici, prevede che le aziende saranno più strategiche nella loro transizione DTC, direct-to-consumer. Alcune grandi catene, infatti, chiudono punti vendita per passare online e la scena si arricchisce di nuovi trend, come il second hand, gli scambi commerciali customer-to-customer (C2C) e il quick commerce. Secondo gli analisti inoltre, il B2B (il settore degli scambi commerciali fra aziende), dovrebbe restare stabile mentre il B2C, business to consumer, potrebbe arrivare a rappresentare fino al 65% del mercato in termini di volumi al 2025 (studio Oliver Wymann 2021). Secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano inoltre, gli e-shoppers italiani sono 27.7 milioni, con una crescita del 18%, 30.5 miliardi di euro di fatturato per acquisto prodotti online e un margine di sviluppo consistente. Un trend destinato a consolidarsi nel post pandemia. Il tasso di crescita di questo settore in Italia è senz’altro più alto che in altri Paesi dove il fenomeno aveva già preso piede. Cerved, centro dati dell’Unione delle Camere di Commercio italiane, stima che il settore globale del trasporto espresso dovrebbe segnare una crescita del 6,3% nel 2022 attestandosi a quota 7.620 milioni di euro. Sempre più, dunque, questa sarà una variabile fondamentale per la competitività e per l’esperienza di prodotto e servizio offerta dalle aziende. Una delle maggiori preoccupazioni è anche il contenimento dell’impatto ambientale. Una logistica green ricerca costantemente nuovi metodi di produzione, stoccaggio e distribuzione dei prodotti per ridurre l’impronta di carbonio, l’inquinamento e i rifiuti. Aumentare i punti di prelievo, promuovere centri micro-fulfillment, cioè micro-centri logistici (più vicini possibile alle grandi città) e passare a flotte a emissioni ridotte sono alcune misure che le aziende stanno adottando. Le nuove tendenze sono impostate per favorire una logistica più resiliente grazie a digitalizzazione e automazione per evitare crisi della catena di approvvigionamento. BRT, leader nazionale del trasporto espresso con una quota del 32% del mercato nazionale globale, ha previsto questi nuovi scenari e ha avviato tutta una serie di nuovi servizi dedicati, una strategia articolata in tema sostenibilità, un customer care completamente rivisto nei processi e un ampliamento della rete dei punti di ritiro BRT-fermopoint, con l’obiettivo di posizionarsi come attore leader nella consegna responsabile. Proprio in questi giorni, l’azienda ha effettuato il rebranding, adottando un cubo rosso – il logo della casa madre GeoPost/DPDgroup – accanto al suo nome che sarà declinato sui punti di identità fisici e digitali, dal parco mezzi al nuovo sito arricchito di funzionalità customer centric. È il segnale della nuova fase di sviluppo in chiave internazionale di un’azienda che ha quasi 100 anni di storia – il “corriere Bartolini” è partito da Bologna nel 1928 – e che ha compiuto l’evoluzione da azienda a carattere familiare a impresa industriale di respiro mondiale. Una transizione sviluppata in poco meno di due anni, da quando GeoPost ha acquisito l’85% della proprietà, e nel pieno dalla pandemia.Una struttura che può contare sulla forza di DPDgroup presente in 50 Paesi con 70mila pickup point su cui possono contare anche imprese e clienti italiani per spedire e ricevere merci e prodotti di qualsiasi volume e peso con la massima personalizzazione e flessibilità. Su queste basi ancora più solide ed estese, il Piano strategico di BRT, punta a toccare nel 2025 i 2 miliardi di euro di fatturato, attraverso il consolidamento del B2B, la crescita parallela del B2C e lo sviluppo di nuovi mercati verticali in particolare nei segmenti pharma e fresh. Un investimento di 350 milioni consentirà di potenziare la capillarità del network, l’implementazione dei servizi di customer care, la digitalizzazione e il controllo dei processi. Sebbene l’andamento del business sia subordinato agli assetti geopolitici, l’obiettivo di lungo termine di BRT resta quello di essere partner dell’economia globale.
I criteri e le modalità di erogazione del fondo di 500 milioni destinati a compensare i maggiori costi dovuti agli aumenti eccezionali dei carburanti per autotrasporto, sono stati definiti oggi nel corso di un incontro fra la Viceministra Bellanova e le Associazioni di categoria, preoccupate del fatto che le risorse previste dal decreto congiunto fra MIMS e Mef siano impiegate nella maniera più efficace possibile allo scopo di calmierare gli esorbitanti costi dei carburanti e far arrivare quanto prima alle imprese i fondi stanziati. Si è convenuto in particolare che beneficiari saranno coloro i quali hanno diritto al rimborso accise trimestrali per i quali la riduzione di 25 cent alla pompa sta avendo un effetto quasi nullo. Si tratta nello specifico di imprese di autotrasporto merci per conto terzi con veicoli euro 5 ed euro 6 oltre le 7,5 tonnellate che altrimenti rimarrebbbero paralizzate.
La direzione generale per la sicurezza stradale e l’autotrasporto del MIMS, per agevolare le attività di soccorso umanitario per l’Ucraina, ha emanato l’11 marzo scorso una nota con cui fornisce chiarimenti sui tempi di guida e di riposo e autorizzazioni internazionali di merci e di viaggiatori. Tempi di guida e di riposo: non si applicano «ai trasporti stradali effettuati a mezzo di veicoli, compresi quelli usati per operazioni di trasporto non commerciale di aiuto umanitario, utilizzati in situazioni di emergenza o in operazioni di salvataggio» le disposizioni relative al rispetto dei tempi di guida e di riposo alla guida dei veicoli di trasporto di merci e di passeggeri. Autorizzazioni per il trasporto di merci e di passeggeri: l’articolo 14 dell’Accordo Italia- Ucraina del 3 febbraio 1988, prevede l’esenzione da autorizzazione bilaterale esclusivamente per i «trasporti di articoli necessari alle cure mediche in caso di soccorsi urgenti, soprattutto in presenza delle calamità naturali», in cui possono essere incluse altre tipologie di materiali quali coperte, generi di prima necessità.
“Stiamo mettendo insieme un pacchetto di norme per capire cosa inserire in un provvedimento di sostegno all’autotrasporto. Il settore dell’autotrasporto è un mondo variegato, ci sono categorie diverse che rientrano in questo ambito, ci sono esigenze diverse dei produttori, penso al manifatturiero, che a volte si integrano con la logistica, altre volte utilizzano l’autotrasporto in modo episodico”. E’ quanto ha diochiarato ieri il ministro del MIMS Giovannini commentando il lavoro che la viceministra Bellanova sta facendo con le associzioni dell’autotrasporto oberato da prezzi del combustibile non sostenibili. “È evidente – continua Giovannini -che una crisi come questa è anche un’opportunità per cambiare. Al di là dell’aumento dei prezzi di energie e materie prime, credo sia nostro compito rafforzare le linee del Pnrr, anche su logistica e porti. In questo nuovo scenario geopolitico ci saranno ripensamenti dei flussi di merci. Ci sarà certamente un rafforzamento delle relazioni intereuropee, il che ci conferma nelle scelte prese per il terzo valico, il Brennero, il rafforzamento del Pnrr nei suoi aspetti logistici, la connessione via ferrovia di porti e centri intermodali: dobbiamo accelerare. La buona notizia- conclude il Ministro- è che il Pnrr è solo un pezzo della storia, solo nell’ultimo anno il governo sulla logistica oltre ai 61 miliardi del Pnrr, ha aggiunto 40 miliardi per potenziare le ferrovie, migliorare la rete stradale e autostradale, investire nel settore idrico per evitare che con la crisi climatica si resti senz’acqua: tutte queste azioni vanno accelerate».
Il forte aumento dei prodotti energetici sta mettendo in difficoltà l’intero Paese e soprattutto l’autotrasporto:”Le cause della situazione attuale – sostengono CGIL CISL e UIL in un comunicato stampa -che sta determinando conseguenze in tutte le attività legate alla filiera dell’approvvigionamento delle merci e in particolare nell’autotrasporto, dettata dal sistema di economia di mercato, basato su domanda e offerta, sono precedenti alla speculazione, determinatasi con l’inizio del conflitto russo ucraino e dovevano essere affrontate già a seguito della crisi pandemica con una seria riflessione politica ed economica. Ora scontiamo questa mancanza d’intervento e di programmazione nel settore – continuano le tre organizzazione sindacali – con ripercussioni serie su tutte le imprese e con ricadute dirette su tutti i lavoratori, in particolare sugli autisti, con relativo peggioramento delle condizioni di lavoro e di salario. Pertanto chiediamo al Governo l’apertura di un confronto con le parti sociali anche in considerazione della centralità che l’autotrasporto ha dimostrato durante la pandemia per l’approvvigionamento di beni di prima necessità”.
La FEDIT, attraverso il proprio Comitato di Presidenza, ha espresso apprezzamento per il protocollo d’intesa presentato dalla Viceministra Bellanova in quanto esso tenta di dare una risposta alle richieste di modifiche normative per la disciplina del settore ed in particolare va nella direzione di semplificare le modalità di esercizio della professione di autotrasportatore.
Naturalmente è necessario attendere la stesura delle nuove norme per poter esprimere un giudizio definitivo, ma l’impostazione è pienamente soddisfacente. In ogni caso attendiamo anche gli urgenti provvedimenti che il Governo sta predisponendo in questi giorni al fine di mitigare gli effetti del caro carburante innescato dalle tensioni internazionali e dalla guerra in Ucraina nonché dalle vergognose speculazioni che si stanno abbattendo sul petrolio e sulle fonti energetiche e che, nel corso della riunione, non hanno trovato proposte concrete se non l’annuncio di un provvedimento di carattere generale, i cui contorni non sono stati delineati, e che dovrebbe trovare corpo nel corso del Consiglio dei Ministri di domani che prevedrebbe una riduzione del costo del gasolio di 15 centesimi come si apprende da fonti stampa.
La Vice Ministra ha confermato che il Decreto Interministeriale che stanzia 240 milioni per il settore per gli anni 2022/2024, incentivando le misure relative ai pedaggi, alle spese non documentate, alla formazione ed agli investimenti, è stato firmato e che gli ulteriori 80 milioni messi a disposizione della categoria nell’ultima tornata di incontri anche essi sono stati inseriti nel decreto legge all’esame delle camere.
Sul piano normativo, in particolare, il Governo si è impegnato ad adottare ogni soluzione utile a rafforzare la piena operatività della norma già esistente relativa alla clausola di adeguamento del costo del carburante incentivando la stipulazione dei contratti in forma scritta del trasporto penalizzando, viceversa, quelli non scritti i quali vedrebbero loro applicarsi i valori indicativi di riferimento dei costi di esercizio pubblicati ed aggiornati almeno trimestralmente dal MIMS. Per ora è sempre un impegno anche sul piano normativo, oltre il rafforzamento del rispetto dei tempi di pagamento del contratto di trasporto, anche la ricerca di ogni soluzione finalizzata ad evitare anche per il corrente anno il pagamento del balzello dovuto dalle imprese del settore all’Autorità di Regolazione dei Trasporti.
La Fedit ringrazia la Vice Ministro Sen. Teresa Bellanova per l’impegno profuso, in una fase così critica per il settore, nella ricerca di una equilibrata sintesi tra tutte le posizioni.
Appena il protocollo di intesa verrà sottoscritto da tutte le componenti associative prenderà via il tavolo per la definizione delle regole.
La Pandemia prima e soprattutto gli eventi bellici ora, mettono a dura prova il mondo dell’autotrasporto europeo messo a dura prova dagli aumenti dei carburanti e dalle incertezze generate dal conflitto Russo- Ucraino. Gli autotrasportatori spagnoli hanno proclamato lo sciopero generale a tempo indeterminato. Sul Tavolo la ridefinizione delle regole. In Ungheria, che non è nuova ad interventi poco ortodossi verso le regole della Ue, di cui parrebbe fanno parte, la situazione legata al caro carburanti registra una pesante discriminazione contro gli autotrasportatori UE. Il Governo magiaro infatti ha deciso di limitare l’ammissibilità al carburante sovvenzionato per gli autocarri con targa straniera. Pronta la reazione della Commissione europea che ha espresso un parere negativo rispetto al provvedimento. Secondo l’Ue, infatti, Budapest non può far pagare ai camion immatricolati all’estero un prezzo più alto per il carburante poiché violerebbe le norme del mercato unico. Si spera che, almeno in questo caso, le reprimende della Commissi0ne EU non facciano la fine di quelle sulle libertà di espressione di qualche tempo fa. Questa sera intanto le associazioni italiane dell’autotrasporto saranno di nuovo faccia a faccia con la Viceministra Bellanova nel tentativo di scongiurare il fermo dell’autotrasporto messo di fatto con le spalle al muro dagli aumenti dei carburanti.
Per l’autotrasporto, già in crisi pesante per il continuo aumento dei prezzi dei carburanti, non c’è tregua: da ieri il prezzo del gasolio supera addirittura quello della benzina. Le quotazioni del Brent, di nuovo a 130 dollari al barile, hanno spinto fuori controllo il gasolio che ha fatto un balzo in avanti di 10 centesimi al litro. L’impatto sui costi d’impresa delle imprese di autotrasporto, a questo punto, sono davvero troppo elevati e le notizie che giungono da tutte le parti del Paese parlano di una diffusa volontà di fermare i mezzi. Pare perciò inevitabile che parola torni sul tavolo del Governo il cui già apprezzato sforzo di aggiungere 80 milioni sui fondi già destinati al settore, appare a questo punto non più in grado di far fronte a questa situazione.
Il tempo è scaduto: per l’autotrasporto italiano è ormai emergenza nazionale. I livelli di prezzo raggiunti dal gasolio sanciscono una vera emergenza”. A lanciare un allarme è il presidente di Confetra Liguria, Alessandro Laghezza. L’insostenibilità dei rincari del prezzo del gasolio, secondo Confetra, sono destinati a provocare una vera e propria moria di imprese e il blocco dei servizi. “In questo momento di emergenza- prosegue Laghezza- auspichiamo che il mondo Confetra faccia quadrato e rimanga unito. È interesse di tutto il sistema logistico che l’autotrasporto continui a funzionare non solo per garantire la sopravvivenza di tante aziende che ne fanno parte, ma anche e specialmente per garantire il corretto funzionamento dell’intera catena logistica”. Una possibile soluzione, secondo Confetra Liguria, potrebbe consistere nell’introduzione del fuel surcharge, un meccanismo analogo a quello che si applica nel trasporto marittimo e che consente l’adeguamento automatico delle tariffe di trasporto ai prezzi del gasolio. Inoltre, sempre secondo Confetra, deve essere introdotto al più presto un congestion surcharge, anche questa misura mutuabile dal settore marittimo: consentirebbe al mondo dell’autotrasporto di far fronte alle situazioni di aggravio dei costi causate da tutte le condizioni di disagio, frutto ad esempio degli ingorghi autostradali o dalle code ai varchi portuali, che affliggono da tempo il settore sia in Liguria che nel resto d’Italia. Per il presidente di Confetra Liguria è necessario anche promuovere con forza il potenziamento del trasporto intermodale: in quest’ottica va accolto favore con favore l’inserimento del finanziamento per la galleria di valico della Ferrovia Pontremolese nel “Documento strategico della mobilità ferroviaria di passeggeri e merci” approvato la scorsa settimana in commissione Trasporti alla Camera. “Un passo importante verso una soluzione al problema della mobilità delle merci da e per i porti liguri, che, e non va dimenticato, dipende a stragrande maggioranza dal funzionamento dell’autotrasporto -conclude il presidente di Confetra- Nascondere la testa sotto la sabbia non serve a nulla perché il rischio più volte adombrato di una paralisi del sistema è oggi reale”.
Ogni anno, secondo le stime della Polizie che verranno pubblicate in rapporto Viasat. vengono rubati 7.822 mezzi da trasporto, tra pesanti e leggeri (652 al mese, quasi 22 al giorno, praticamente 1 ogni ora), con conseguente elevato danno economico per le aziende. La Lombardia è la regione più a rischio d’Italia con 1.470 mezzi per il trasporto merci rubati. Il 41% di questi mezzi (31% Tir e 45% furgoni) viene recuperato, ma pulito di tutte le merci trasportate. Secondo il rapporto Viasat una delle ragioni principali di questi furti è la presenza di un guidatore unico del mezzo che per un motivo o per l’altro deve lasciare incustodito anche per breve tempo il mezzo. La soluzione ci sarebbe e come si intuisce la può dare la tecnologia attraverso il monitoraggio del mezzo lungo tutto il tragitto, tecnologia che già si adopera da anni per i trasporti di merce preziosa.