Segno positivo per il mercato delle auto elettriche in Italia che nel mese scorso segna un +31,5% rispetto al 2022. Il quadrimestre chiude con un progresso del 42,1% a 20.360 unità. Complessivamente, il mercato auto italiano cresce del 28,9% ad aprile e del 26,7% nei quattro mesi, con la market share delle vetture elettriche che sale dal 3,3% del primo quadrimestre 2022 al 3,7% dello stesso periodo del 2023. Le auto completamente elettriche circolanti in Italia arrivano a quota 187.455. Tra i canali di mercato per le auto elettriche spicca quello dei privati, con un +110,8% ad aprile a 1775 unità immatricolate, a testimonianza del crescente consenso del pubblico per questa tecnologia. Meno toniche le flotte aziendali (360 immatricolazioni elettriche ad aprile), che pure sarebbero un canale molto importante anche per alimentare il mercato dell’usato elettrico.
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Soltanto gli utenti registrati possono visualizzare questo contenuto.Il MIT ha riaperto i termini di presentazione delle domande di assegnazione per 16 autorizzazioni multilaterali CEMT 2023 (non valide per la Federazione russa, Austria e Grecia). Il decreto con cui il ministero ha stabilito i nuovi termini è del 5 aprile scorso, pubblicato in G.u n. 90 del 17/4/2023. Le domande potranno essere presentate da oggi fino al 1° maggio prossimo. Le autorizzazioni verranno assegnate con gli stessi criteri previsti per la redazione della graduatoria CEMT.
La World Bank, dopo cinque anni dalla prima edizione, ha diffuso la settima edizione del Logistics Performance Index che fotografa le capacità logistiche e di trasporto internazionale di 139 Paesi del mondo, stilando una classifica articolata in sette indicatori: il primo generale riguardante le prestazioni seguito da due che dipendono prevalentemente dalla pubblica amministrazione e dalla politica (Dogane e infrastrutture) e quattro dagli operatori: spedizioni internazionali, qualità e competenze della logistica, puntualità e tracciamento delle merci. L’indice generale generale delle prestazioni pone al primo posto Singapore (con punteggio di 4,3), seguita dalla Finlandia (4,2) e da altri quattro Paesi europei con punteggio di 4,1: Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svizzera. L’Italia si trova nel gruppo al settimo posto (dietro a 18 Paesi), a pari merito con altri sette Paesi, tutti con punteggio di 3,7: Australia, Cina, Grecia, Norvegia, Sud Africa e Gran Bretagna. Prima di loro, con punteggio di 3,8 ci sono Corea del Sud e Stati Uniti. L’indice relativo alle Dogane misura la loro efficienza e la gestione delle procedure alle frontiere. Singapore resta in cima alla classifica (con punteggio di 4,2), seguita da Danimarca e Svizzera con punteggio 4,1 e da un gruppo di tre Paesi con punteggio 4: Finlandia, Canada e Svezia. L’Italia è nel gruppo in nona posizione (ma dietro a 23 Paesi) con punteggio 3,4, in compagnia di Irlanda, Israele, Nuova Zelanda, Polonia, Malta e Slovenia. Per quanto riguarda la qualità delle infrastrutture, dopo Singapore al primo posto (con 4,6 punti) c’è la Svizzera con 4,4 punti e Canada e Germania con 4,3 punti. L’Italia è nel gruppo in ottava posizione (dietro a 18 Paesi) con 3,8 punti, allo stesso livello di Francia, Spagna, Taiwan, Nuova Zelanda e Qatar. Il capitolo sulle spedizioni internazionali misura la facilità di organizzarle a prezzi competitivi. Qua Singapore scivola in seconda posizione, con 4 punti a pari merito con Hong Kong, dietro alla Finlandia con 4,1 punti. In terza posizione troviamo quattro Paesi con 3,8 punti: Belgio, Emirati Arabi Uniti, Austria e Grecia. L’Italia è nel gruppo di dodici Paesi in settima posizione con 3,4 punti (dietro a 25 Paesi) formato anche da Svezia, Corea del Sud, Stati Uniti, Slovenia, Estonia, Lituania, Turchia, Oman, Ungheria, Repubblica Ceca e Romania. L’indice sulla logistica considera la qualità e la competenza e vede tornare al primo posto Singapore, con punteggio di 4,4, seguita dalla Svizzera con 4,3 e da un gruppo di sei Paesi (Finlandia, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Canada e Svezia) con punteggio di 4,2. L’Italia è nel gruppo situato in settima posizione con punteggio di 3,8, in compagnia di Grecia, Francia, Cina, Sud Africa, Israele, Corea del Sud e Norvegia. Davanti a questo gruppo ci sono diciannove Paesi. L’indice sulla puntualità valuta quante spedizioni rispettano i tempi di consegna programmati o attesi dai destinatari. Singapore condivide la prima posizione, con un punteggio di 4,3, con Finlandia e Austria. È seguita da un gruppo di sei Paesi (Svizzera, Belgio, Svezia, Emirati Arabi Uniti, Spagna e Taiwan) con 4,2 punti e uno di sette Paesi (Germania, Canada, Danimarca, Hong Kong, Francia, Estonia e Bahrein) con 4,1 punti. L’Italia è nel gruppo in quinta posizione con 3,9 punti insieme con Polonia e Filippine. L’ultimo elemento considerato dalla World Bank è la capacità di tracciare le spedizioni, dove Singapore prevale da sola con un punteggio di 4,4, seguita dalla Danimarca con 4,3 punti e da un gruppo di otto Paesi con punteggio di 4,2: Finlandia, Austria,Svizzera, Taiwan, Germania, Hong Kong, Paesi Bassi e Stati Uniti. L’Italia è nel gruppo che con un punteggio di 3,9 si trova in sesta posizione, insieme con Grecia e Oman. Oltre a queste classifiche, il rapporto della Word Bank ripercorre l’evoluzione della logistica degli ultimi sei anni, comprese le difficoltà create dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. Tra gli elementi non quantificati nell’indice ma ritenuti importanti, ci sono la digitalizzazione e la sostenibilità ambientale. Nel primo caso, rileva che la sua applicazione della filiera porta-porta ha ridotto i ritardi nei porti del 70% rispetto ai Paesi che non la hanno applicata. Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, World Bank rileva che la domanda sta crescendo, con il 75% degli spedizionieri che cercano soluzioni sostenibili nelle esportazioni verso i Paesi per loro più importanti. Ciò comprende la semplificazione nello sdoganamento, investimenti in infrastrutture, adozione di tecnologie digitali, trasporto a bassa emissione di CO2 e magazzini più efficienti dal punto di vista energetico.
Fonte Trasporto Europa
ROMA – «Occorre molta prudenza nel valutare gli ultimi dati di mercato dei veicoli commerciali e soprattutto quelli relativi ai mezzi pesanti. Gli incrementi registrati dalle rilevazioni statistiche sono in gran parte dovuti alle consegne di veicoli prenotati ancor prima dell’attuale crisi logistica, dei chip e dei componenti che hanno ritardato – e continuano a ritardare – le operazioni di vendita». Lo ha dichiarato Massimo Artusi, vice presidente di Federauto con delega Trucks&Van, commentando le rilevazioni statistiche sulle immatricolazioni dei veicoli industriali negli ultimi mesi. «Gli ordini, in realtà», ha proseguito Artusi, «continuano a non essere in linea con le aspettative, non solo a causa della crisi dei materiali che condiziona ancora il mercato, ma anche per una serie di altre cause legate all’attuale fase economica che incidono sui costi d’esercizio delle imprese: dall’aumento del prezzo dei carburanti a quello dei costi per sostenere l’assunzione di nuovi autisti, dall’aumento dei tassi di interesse, da un’inflazione che fatica a rallentare, a un’incertezza generale che non aiuta le aziende di autotrasporto a programmare, aggravata dalla fine dei Crediti di imposta sugli investimenti». «In questo quadro», ha continuato Artusi, «è certamente positivo che finalmente sia stato firmato il decreto che stanzia 25 milioni per incentivare l’acquisto di mezzi ecologici e tecnologicamente avanzati, anche se prevalentemente legati a una rottamazione sempre più difficile da utilizzare per la sostanziale mancanza di veicoli da rottamare». «Si tratta, tuttavia», ha ricordato Artusi, «di fondi stanziati lo scorso anno, per cui non c’è che da augurarsi che con maggiore sollecitudine vengano finalmente erogati i 280 milioni (80 del 2022, 200 della legge di Bilancio per il 2023) destinati alle imprese di autotrasporto proprio per permettere loro di mitigare gli effetti del balzo dei costi del carburante, oltre agli ulteriori 25 milioni previsti per il 2023 per il rinnovo del parco. Nel frattempo è meglio leggere i dati del mercato per quello che sono: l’effetto di un ritardo che sta rientrando molto lentamente».
FONTE FEDERAUTO
Saranno i passaggi di merci e persone ai valichi alpini il “tallone” d’Achille del trasporto e delle infrastrutture nell’area del NordOvest, a cominciare da Piemonte e Valle d’Aosta. La prospettiva di lunghe chiusure periodiche del tunnel del Monte Bianco per realizzare gli interventi di manutenzione straordinaria, i lavori in corso al Colle del Tenda e la prossima conclusione di esperienze come l’Autostrada viaggiante tra Novara e Friburgo rischiano di creare colli di bottiglia e difficoltà alla frontiera per il trasporto di merci e anche per il transito delle persone. Una congiuntura difficile che si aggiunge ai ritardi nella realizzazione delle principali infrastrutture del Piemonte – certificati dall’Osservatorio Oti in capo a Confindustria e Unioncamere – e che rischiano di aprire una fase difficile. Sul fronte dei trasporti, il tema dell’attraversamento delle Alpi è di grande rilevanza – spiega Oliviero Baccelli, docente in Bocconi e vicedirettore del Certet – perché il numero di valichi resta lo stesso, non ci sono alternative, neanche stagionali, dunque qualsiasi fattore può creare colli di bottiglia». La prima prova per il sistema dei trasporti lungo la direttrice verso la Francia arriverà il 4 settembre prossimo con la prima chiusura di lungo periodo per il Monte Bianco: il tunnel resterà chiuso fino al 18 dicembre per 15 settimane consecutive per l’avvio dei lavori di rifacimento della volta della galleria, che ha sulle spalle sessant’anni di vita e va incontro ad un piano di riqualificazione pesante, con chiusure per quattro mesi all’anno fino al 2040 e ripercussioni sulle altre infrastrutture a iniziare dal Tunnel del Frejus. Nel 2021 sono stati 600mila i mezzi pesanti che hanno utilizzato il Monte Bianco, un dato in calo nel 2022 (561mila) per le chiusure programmate dell’anno scorso. Si tratta di una mole di traffico che dovrà scegliere vie alternative e in parte usufruire del Frejus che ha già all’attivo oltre 900mila passaggi di camion l’anno scorso, un risultato record, in crescita dell’8% sull’anno prima, di fatto già condizionato dai problemi al Monte Bianco. «Il calo del 2022 è legato alle chiusure periodiche dell’anno scorso – spiega Giancarlo Bertalero esperto di trasporti – il fatto è che l’unica alternativa al Bianco, il Gran San Bernardo, si scontra con le politiche svizzere di limitazione al traffico pesante e sconta il fatto di essere lungo una direttrice di traffico diversa dal Bianco, parzialmente intercettata dal Frejus». Il dibattito sulla necessità di realizzare una seconda canna di fatto si è imposto da qualche mese, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini si è preso l’impegno di inserire il tema nell’ambito del confronto bilaterale con la Francia, le associazioni datoriali e il mondo economico sostengono la necessità dell’opera ma l’opposizione degli amministratori locali francesi non aiuta. La Svizzera dal canto suo ha investito e continua a investire sul trasporto merci su treno ma sta contemporaneamente raddoppiando il tunnel autostradale del Gottardo, stessa cosa si sta facendo in Piemonte con il Frejus, che inaugurerà in autunno. «Avere tunnel autostradali con due corsie monodirezionali – spiega Baccelli – eleva gli standard di sicurezza, questa è la prima questione, ma serve ad avere un traffico più fluido e un sistema più resiliente rispetto a problemi e imprevisti». Il Monte Bianco dunque, è destinato a rimanere l’unico valico stradale transalpino di una certa importanza a canna unica. «Per questo serve una riflessione importante per sposare l’ipotesi del raddoppio» aggiunge. Sul fronte della logistica e del trasporto merci, fa notare Baccelli, alcune esperienze sono quasi al capolinea: «La Svizzera sostiene e sussidia il trasporto merci su ferro per ridurre l’impatto dei veicoli pesanti su strada ma esperienze come l’Autostrada viaggiante tra Novara e Friburgo, ad esempio, è quasi arrivata a “fine vita” rispetto al materiale rotabile, già oggi è un servizio molto costoso che fa leva su pesanti incentivi del Governo svizzero e che è destinato a concludersi nell’arco di due-tre anni». Discorso simile sarà a breve necessario anche per l’esperienza dell’Afa, Autostrada ferroviaria alpina, tra Torino e Aiton, in Francia. Il tema dunque non sono soltanto i collegamenti stradali e il fabbisogno di servizi su ferro, ma anche il fatto che queste alternative ferroviarie per l’area NordOvest – che sconta già una quota bassa di merci su treno rispetto alla strada – stanno diventando più fragili e richiederanno nuove risposte e soluzioni a breve. «La realizzazione delle infrastrutture previste nei prossimi dieci anni si può tradurre in un impatto stimato pari a oltre 20 miliardi solo di lavori, cui si aggiungono i benefici indiretti legati alla competitività delle nostre imprese, a cominciare dall’export» sottolinea il presidente degli industriali del Piemonte, Marco Gay. «Serve massima attenzione sui tempi, come sosteniamo insieme ai colleghi di Confindustria Liguria e Valle d’Aosta, perché gli effetti del non fare, sono molto maggiori e più duraturi anche in termini di attrattività. Vale per lo stop al traforo del Monte Bianco così come i ritardi per molte altre opere che non sono purtroppo ancora partite».
ANSA) – BOLZANO, 12 APR – Senza una gestione digitale del traffico pesante al Brennero il collasso è inevitabile. Ne sono convinti Bolzano, Innsbruck e Monaco che a Kufstein hanno firmato una dichiarazione d’intenti per l’introduzione di un modello slot, ovvero “l’autostrada su prenotazione”, come l’ha definita il presidente della Baviera Markus Soeder. “Invece di lasciarci travolgere dal traffico, prendiamo in mano la situazione presentando una proposta condivisa”, ha aggiunto il governatore altoatesino Arno Kompatscher. Il presidente della Provincia autonoma ha rinnovato il suo appello ai tre governi di sedersi a un tavolo. Con un dosaggio del traffico, con i passaggi prenotati per certe fasce orarie, “il traffico sarà più scorrevole e questo è nell’interesse di tutti”, degli abitanti come anche degli autotrasportatori. “Serve – ha proseguito – una soluzione unica per tutta la tratta del Brennero. Il modello digitale sarà poi utile quando entrerà in funzione il tunnel del Brennero” nel 2032, ha aggiunto il governatore. Il suo omologo tirolese Anton Mattle ha fatto presente che dal 2000 al 2022 il numero dei tir al valico italo-austriaco è più che raddoppiato da 1,1 milioni a 2,5 milioni di passaggi, che corrispondono al 40% dell’intero traffico transalpino. “Da soli non andiamo da nessuna parte, dobbiamo collaborare”, ha ribadito il capitano.
Secondo il presidente bavarese Soeder “non serve spostare il problema da una all’altra parte”, facendo riferimento agli attuali divieti in Tirolo. “Servono colloqui e non litigi, idee e non rifiuto”, ha detto. Soeder – evidenziando un nuovo clima di dialogo con il nuovo capitano tirolese – ha auspicato un ruolo attivo dell’Ue e dei tre governi nazionali lanciando il messaggio: “Bruxelles, Berlino, Vienna e Roma, noi siamo d’accordo!”
Ansa
Il cyberallarme riguarda in particolare l’industria italiana. Stando ai dati del 2022, bersaglio dei cybercriminali sono soprattutto le piccole e medie imprese, vittime del Ransomware, cioè un virus informatico che «esfiltra» o «cripta» dati riservati allo scopo di chiederne il riscatto in criptovalute. Le aziende del manufatturiero, dei servizi e gli studi professionali, da sole, assorbono il 53% delle intrusioni informatiche totali segnalate nel corso dell’ultimo anno. Tra le vittime, seguono le piccole amministrazioni locali (12%), istituzioni centrali (11%), il comparto sanitario (7%), quello bancario (4%), l’istruzione (3%), telecomunicazioni e trasporti (2%) e l’editoria (1%). Nella classifica delle regioni più colpite svetta la Lombardia, con il 22% degli attacchi, seguita dal Lazio, 19%, e Veneto, 11%. Tre regioni che da sole assorbono il 52% degli attacchi totali. Anche per questo, la Polizia di Stato e la Polizia Postale hanno avviato una riorganizzazione sul territorio dei Cosc (Centri operativi per la sicurezza cibernetica, ndr ), al fine di supportare il tessuto produttivo italiano, rappresentato dalle piccole e medie imprese, nella pianificazione delle strategie anti-hacker.
Gli operatori dei trasporti dovrebbero poter scegliere tra le opzioni disponibili in un mercato libero. L’iniziativa Greening Corporate Fleets della Commissione europea deve incentivare gli operatori dei trasporti ad acquistare veicoli a emissioni zero, non costringerli. Il programma di lavoro della Commissione europea per il 2023 prevede un’iniziativa sull’ecologizzazione delle flotte aziendali. L’IRU accoglie con cautela questa nuova iniziativa, che potrebbe fornire un quadro non vincolante per gli Stati membri per incentivare gli operatori privati ad adottare tecnologie pulite. Tuttavia, l’iniziativa potrebbe portare al contrario, costringendo gli operatori privati ad acquistare veicoli a emissioni zero, in totale contraddizione con i principi di un’economia di mercato. IRU e Taxis 4 Smart Mobility hanno invitato il commissario per i trasporti Adina Vălean a incentivare gli operatori dei trasporti ad acquistare veicoli a emissioni zero senza violare i diritti di proprietà e la libertà di investire capitale privato. Raluca Marian, direttore della difesa dell’UE dell’IRU , ha dichiarato: “Le piccole e medie imprese operano con margini ridotti. Sono responsabili della loro redditività e sopportano integralmente eventuali perdite finanziarie”.
Il tempo appare al centro dei vantaggi offerti dalla tecnologia agli autisti dei veicoli che svolgono le consegne nell’ultimo chilometro. È quanto emerge da una ricerca commissionata da Webfleet a Kaos Marketing per verificare quanto le soluzioni tecnologiche soddisfano le esigenze di questi operatori. Lo studio si basa su circa duecento autisti (110 dipendenti e 90 autonomi) che lavorano a Milano. Webfleet rileva che “le risposte ottenute fanno emergere un quadro generale che, oltre al risparmio del tempo quale maggiore priorità rileva altri aspetti meritevoli di attenzione”, superando anche il risparmio di carburante. Alla domanda se i dispositivi che stanno usando siano adeguati allo svolgimento delle loro attività quotidiane, la metà degli intervistati ha dichiarato che non lo sono, percentuale che scende al 32% nel caso di autisti autonomi. Ma quali sono le principali caratteristiche chieste alla tecnologia di bordo? Per il 40% degli autisti dipendenti è la semplicità d’uso e per il 26% è l’efficienza, mentre per quelli autonomi la principale caratteristica è la robustezza (30%), seguita dalla semplicità d’uso (27%).Una domanda riguarda la disponibilità di usare veicoli a trazione elettrica. “Gli intervistati hanno restituito dei risultati sostanzialmente rispecchianti le generali reticenze di un mercato – quello italiano – che non a caso rappresenta il fanalino di coda dell’elettrificazione del parco veicoli in Europa, con un attuale 0,3% complessivo di mezzi (tra full-electric e ibridi) in circolazione”, scrivono i ricercatori.Il 52% degli autisti dipendenti ritiene che il principale vantaggio dei furgoni elettrici è l’accesso alla zone a traffico limitato, mentre tra gli autonomi è il risparmio di carburante (48%). Entrambe le categorie concordano sui dubbi relativi all’autonomia, i tempi di ricarica e la disponibilità di colonnine elettriche sul territorio.“Questo studio ha fatto emergere un quadro interessante e fornito diversi spunti di riflessione”, commenta Marco Federzoni, Sales Director Italia di Bridgestone Mobility Solutions. “C’è molto da fare per un settore, come quello dell’ultimo miglio, caratterizzato da molte evoluzioni e oggetto di non poche insoddisfazioni da parte degli autisti. Webfleet è in grado di contribuire al superamento di questa fase complessa, recitando un ruolo da protagonista. La nostra tecnologia è pervasiva e a supporto dei driver e delle aziende di trasporto per risparmiare tempo e incrementare la sicurezza diventando un grandissimo volano per la produttività”.
Fonte Trasporto Europa
Il Mit sta lavorando, dopo aver condotto un’ampia consultazione fra le categorie più esposte, fra le quali le Associazioni dell’Autotrasporto, è all’opera per preparare un decreto legge che conterrà alcuni primi spunti sulla sicurezza, che vedrà la luce entro il mese di aprile. L’altro passo decisivo sarà il via libera a una revisione organica del Codice della Strada per aggiornare le norme attuali che sono vecchie di oltre tre decenni e che passerà da una condivisione con altri ministeri a partire da Viminale e Giustizia, oltre che dall’esame parlamentare da ultimare entro la fine dell’anno. Il proposito condiviso è quello di inserire all’interno del DL indicazioni di immediata applicazione relative principalmente a micromobilità, guida in sicurezza e controlli più attenti sulla sosta “selvaggia” degli autoveicoli. Successivamente, per la riforma del Codice della Strada Salvini ha segnalato l’intenzione di dare come punti cardine una strutturazione del codice basata su: semplicità e brevità con definizioni e regole di condotta per una circolazione stradale sempre più sicura; chiarezza applicativa con regole chiare e scevre da dubbi ed ambiguità; sanzioni giuste ed efficaci basate sui principi di ragionevolezza, proporzionalità ed effettività. L’obiettivo della riunione di ieri è stato coinvolgere fin da subito in questo percorso di attenzione alla sicurezza stradale e di modifica tutti i soggetti interessati. Per questo, oltre a tutte le indicazioni segnalate durante i lavori, alle associazioni è stata segnalata la possibilità di inviare proposte entro il 10 aprile, direttamente al ministro.
Fonte Sole24ore
Lunedi della prossima settimana le associazioni dell’autotrasporto saranno di nuovo al MInistero dei Trasporti per un incontro tecnico presieduto dal capo Dipartimento per la mobilità sostenibile Maria Teresa Di Matteo alla quale il vioceministro del Ministero di Porta Pia Edoardi Rixi , nell’incontro precedente aveva affidato il compito di disincagliare al Ministero dell’Economia i 285 milioni circa. messi a disposizione dal Governo per l’Autotrasporto.
In vista delle prossime festività pasquali del 9 e 10 aprile, del 25 aprile e del 1° maggio si prevede un forte incremento della circolazione stradale. In particolare, per i giorni della Santa Pasqua l’aumento del traffico verso le principali località di villeggiatura si concentrerà nelle giornate di venerdì 7 e sabato 8 aprile, mentre in fase di rientro verso i grandi centri urbani nelle giornate di lunedì 10 (Lunedì dell’Angelo) e martedì 11 aprile. Viabilità Italia, per dare ai cittadini tutte le informazioni utili per favorire partenze consapevoli e per aumentarne la sicurezza, monitorerà costantemente le condizioni di percorribilità della rete viaria di interesse nazionale. Inoltre ha messo a disposizione dei documenti consultabili sul sito internet www.poliziadistato.it, tra cui il calendario con i bollini di traffico con indicazione delle fasce orarie di divieto di circolazione per i veicoli di portata superiore alle 7.5 t. e l’elenco dei cantieri inamovibili presenti lungo la rete autostradale e le principali Strade statali.Il calendario 2023 delle limitazioni alla circolazione stradale fuori dai centri abitati nei giorni festivi ed in altre giornate particolari per i veicoli con massa complessiva superiore a 7,5 tonnellate prescrive le seguenti fasce di divieto:
– dalle 14.00 alle 22.00 di venerdì 7 aprile;
– dalle 09.00 alle 16.00 di sabato 8 aprile;
– dalle 09.00 alle 22.00 di domenica 9 aprile (Santa Pasqua);
– dalle 09.00 alle 22.00 di lunedì 10 aprile (Lunedì dell’Angelo);
– dalle 09.00 alle 14.00 di martedì 11 aprile;
– dalle 09.00 alle 22.00 di martedì 25 aprile;
– dalle 09.00 alle 22.00 di lunedì 1 maggio.
Fonte Viabilità Italia
La maggior parte dei corrieri espressi effettuerà ritiri e consegne fino a Venerdì 7 Aprile, sebbene potrebbero verificarsi lievi ritardi a causa dell’aumento delle spedizioni nel periodo festivo. Lunedì di Pasquetta, il 10 Aprile, la maggior parte dei corrieri e delle aziende di trasporto non effettueranno ritiri né consegne. Si consiglia ai clienti di pianificare di conseguenza e di tenere presente che anche gli uffici di molte aziende logistiche saranno chiusi. Le normali attività lavorative riprenderanno Martedì 11 Aprile, quando corrieri, aziende di trasporto e operatori logistici torneranno a essere pienamente operativi e pronti ad assistere i clienti. Chi desidera programmare il ritiro dei pacchi per Martedì 11 Aprile, deve avere l’avvertenza di ordinare il servizio entro le ore 18:30 di Venerdì 7 Aprile presso la maggior parte dei corrieri espressi e delle aziende di trasporto.
L’Europarlamento ha deciso che nei prossimi anni vengano istallate in tutta Europa più stazioni di ricarica dedicata ai mezzi pesanti. Per quel che riguarda i pesanti, l’accordo prevede i seguenti punti che entro il 31 dicembre 2030, nell’ambito della rete centrale TEN-T, dovranno essere realizzati gruppi di stazioni di ricarica per i veicoli pesanti in ciascun senso di marcia a una distanza massima di 60 km tra loro e ciascun gruppo di stazioni di ricarica dovrà fornire una potenza di uscita non inferiore a 3.500 kW, comprendendo almeno due punti di ricarica con una potenza di uscita singola non inferiore a 350 kW. Entro il 31 dicembre 2030 dovranno essere realizzati nelle strade principali e in quelle secondarie gruppi di stazioni di ricarica per i veicoli pesanti in ciascun senso di marcia a una distanza massima di 100 km tra loro e ciascun gruppo di stazioni di ricarica dovrà fornire una potenza di uscita non inferiore a 1.400 kW, comprendendo, anche in questo caso, almeno un punto di ricarica con una potenza di uscita singola non inferiore a 350 kW. Stesso termine di attuazione per l’istallazione in ciascuna area di parcheggio sicura di almeno una stazione di ricarica per i veicoli pesanti che fornisca una potenza di uscita non inferiore a 100 kW. Le infrastrutture di ricarica nell’ambito della rete TEN-T dovrebbero essere collocate in prossimità nei nodi urbani, o nelle loro vicinanze.
La Giunta Confetra del 28 marzo ha approvato all’unanimità la richiesta di adesione dell’Assoram (Distribuzione Primaria Farma e Salute – Associazione Operatori Commerciali e Logistici) che rappresenta oltre 100 operatori commerciali e logistici specializzati nella distribuzione di prodotti farmaceutici, parafarmaceutici e dell’indotto corredato. Per il Presidente Carlo De Ruvo l’ingresso di Assoram costituisce un arricchimento per la Confetra non solo dal punto di vista numerico ma anche da quello qualitativo portando in ambito confederale la voce di imprese fortemente specializzate il cui ruolo anche sociale è stato particolarmente apprezzato durante l’emergenza Covid e continua ad essere indispensabile nella quotidianità.
Sono oltre 140 nuovi progetti immobiliari logistici in corso in Italia (in parte realizzati su aree dismesse), per un totale di 4,6 milioni di metri quadrati. Lo rivela l’ultimo report di World Capital Group, secondo il quale la parte del leone, in questa avanzata, sarà rappresentata dalla Lombardia, che da sola conta 48 iniziative per circa 1,02 milioni di metri quadrati. In particolare i progetti si concentreranno nelle province di Milano (15) e Bergamo (12), ma a essere coinvolte saranno anche quelle di Brescia, Cremona, Lodi, Mantova e Pavia. Per numero di progetti, al secondo posto si colloca poi l’Emilia Romagna (25), principalmente nelle province di Bologna, Forlì, Parma, Piacenza e Reggio Emilia, per complessivi 1,070 milioni di metri quadrati. Numerose iniziative immobiliari per la logistica sono presenti anche nel Lazio (19), In Veneto (14) e in Piemonte (13). Dando uno sguardo alle caratteristiche degli asset, l’analisi rileva come tra i progetti si ritrovino metrature diverse ma con un taglio medio di 40 mila metri quadrati, nonché la presenza su tutti gli immobili bult-to-suit di pannelli fotovoltaici.
Fonte Milano Finanza
Con il Decreto Legislativo n. 27 del 23 febbraio 2023, il Governo italiano dà attuazione alla direttiva dell’Ue 2020/1057 sul distacco transnazionale. Il trasportatore che distacca lavoratori in Italia nell’ambito di una prestazione di servizi di trasporto su strada deve inviare una dichiarazione di distacco tramite il sistema di interfaccia pubblico connesso all’IMI. La dichiarazione deve contenere diverse informazioni: l’identità del trasportatore ovvero il numero della licenza comunitaria; i recapiti di un gestore dei trasporti o di un’altra persona di contatto nello Stato membro di stabilimento con l’incarico di assicurare i contatti con le autorità competenti in Italia e di inviare e ricevere documenti o comunicazioni; l’identità, l’indirizzo del luogo di residenza e il numero della patente di guida del conducente; la data di inizio del contratto di lavoro del conducente e la legge ad esso applicabile; la data di inizio e di fine del distacco; il numero di targa dei veicoli a motore; l’indicazione se i servizi di trasporto effettuati sono trasporto di merci, trasporto di passeggeri, trasporto internazionale o trasporto di cabotaggio. Entro cinque giorni dall’evento che ne determina l’aggiornamento, il trasportatore è tenuto ad aggiornare le informazioni. Il trasportatore deve poi fornire al conducente in formato cartaceo o elettronico una copia della dichiarazione di distacco, documenti inerenti al trasporto internazionale alle operazioni di trasporto, le registrazioni del tachigrafo. Il conducente deve conservare e mettere a disposizione degli organi di polizia stradale le prove del trasporto internazionale. Se l’Ispettorato nazionale del lavoro o gli organi di polizia stradale lo chiedono, il trasportatore ha l’obbligo di trasmettere le copie dei documenti entro otto settimane dalla richiesta. In caso di omissione della dichiarazione di distacco, il trasportatore è soggetto a sanzioni amministrative. Le sanzioni amministrative pecuniarie previste per il mancato rispetto degli obblighi relativi alla dichiarazione di distacco dei lavoratori nel trasporto su strada transnazionale o di cabotaggio in Italia vanno da 150 a 10.000 euro. Il trasportatore che distacca lavoratori in Italia nell’ambito di trasporti transnazionali o di cabotaggio che ometta di trasmettere la dichiarazione di distacco attraverso il sistema di interfaccia pubblico connesso all’IMI, è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 2.500 a euro 10.000. Il trasportatore che non adempie agli obblighi di completa e corretta comunicazione delle informazioni necessarie alla dichiarazione di distacco, nonché all’obbligo di aggiornamento delle medesime informazioni entro cinque giorni dall’evento che ne determina l’aggiornamento, è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 1.000 a euro 4.000. Il trasportatore deve assicurarsi che il trasportatore abbia a disposizione in formato cartaceo o elettronico la seguente documentazione: copia della dichiarazione di distacco trasmessa tramite il sistema di interfaccia pubblico IMI; ogni documento utile inerente alle operazioni di trasporto che si svolgono in Italia o le prove di cui all’art 8, par 3, Reg CE 1072/2009; le registrazioni del tachigrafo, compresi i simboli degli Stati membri in cui il conducente sia stato presente al momento di effettuare operazioni di trasporto internazionale su strada o di cabotaggio. La sanzione amministrativa pecuniaria prevista va da euro 2.500 a euro 10.000. Il conducente che non adempie all’obbligo di conservare e mettere a disposizione degli organi di polizia tali documenti è soggetto alla da euro 150 a euro 600. Il committente, il vettore, lo spedizioniere e il contraente, in caso di subvezione, sono soggetti alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 2.500 a euro 10.000 qualora il trasportatore abbia omesso di trasmettere la dichiarazione di distacco attraverso il sistema di interfaccia pubblico connesso all’IMI, o, qualora il Paese terzo non si sia ancora accreditato sul sistema IMI, attraverso la comunicazione di distacco al Ministero del Lavoro.
La logistica per la consegne a casa arriverà a rappresentare il 17% delle emissioni di gas serra, contro il 3% attuale. La soluzione è l’elettrico, che le riduce del 37% . Le tradizioni natalizie hanno accelerato ancor di più l’ascesa degli acquisti online e delle consegne dei pacchi a domicilio. Per esempio, dai dati di Confcommercio sulle preferenze degli italiani emerge che la netta maggioranza degli italiani (il 64,6%) ha comprato i regali per i propri cari quest’anno. Tali scelte però comportano delle conseguenze non trascurabili dal punto di vista ecologico. Difatti, stando ai dati della International Energy Agency, il settore merci è responsabile di un quinto delle emissioni globali di CO2, dietro solo al settore energetico, e più in particolare i veicoli che si occupano di home delivery emettono impattano per il 3% sui livelli di gas serra globali. Percentuale che è destinata a crescere addirittura del 567% entro il 2050, arrivando a rappresentare il 17% del totale. La chiave per ridimensionare il problema e ripulire l’aria delle aree urbane delle grandi metropoli è, secondo vari esperti, l’elettrificazione delle flotte per il trasporto delle merci. Il report Decarbonizzare i trasporti. Evidenze scientifiche e proposte di policy del ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile sottolinea che l’impiego dei veicolo elettrici consente di ridurre del 37% le emissioni di CO2 rispetto ad un veicolo a combustione, pur tenendo conto delle maggiori emissioni che derivano dalla loro produzione. Nel comparto del trasporto pesante, l’impatto del passaggio alla mobilità elettrica è ancora più significativo: un camion elettrico può risparmiare fino al 70% delle emissioni sul ciclo di vita del mezzo. Tanto che, stima il Rocky Mountain Institute, entro il 2030 il 60% delle vendite di nuovi camion potrebbe essere elettrico portando così, entro il 2035, a un dimezzamento delle emissioni causate dall’industria degli autotrasporti. La sfida è dunque promuovere «un modello di mobilità urbana che sia più sostenibile, green e sicuro, implementando nuove soluzioni di mobilità in grado di risolvere le criticità legate alla percorrenza dell’ultimo miglio, migliorando l’efficienza per le imprese e la qualità generale della vita di residenti e non», spiega Roberto Sposini, chief mobility editor di LifeGate. Le grandi città europee stanno cercando di adattarsi alla svolta green dei trasporti commerciali. Se infatti, registra la Clean Cities Campaign, tra il 2019 e il 2022 le zone a basse emissioni o aree a traffico limitato attive è aumentato del 40%, entro il 2025 saranno oltre 500 le città in Europa ad averle (+58% rispetto a giugno 2022). E l’Italia? Entro il 2030 è prevista la creazione di 35 zone a emissioni zero, off-limit per i veicoli a combustione, però nessuna città italiana ha già avviato gli interventi previsti. I più ingenti investimenti per elettrificare le flotte di veicoli per la consegna delle merci provengono dalle grandi aziende della distribuzione, così come diversi costruttori del settore automotive hanno iniziato a proporre delle versioni elettriche per questo tipo di veicoli.
Fonte quotidiano Milano Finanza
BRUXELLES: La Commissione europea non ha intenzione di riaprire il testo del nuovo regolamento Ue che vieta dal 2035 la vendita di auto e furgoni nuovi con motore termico, alimentato a benzina o a diesel. Dunque l’unica strada per far passare l’accordo già raggiunto tra gli Stati membri e il Parlamento Ue, che però ha bisogno dell’ultimo passaggio formale in Consiglio per entrare in vigore, è convincere Berlino a votare a favore: Italia e Polonia hanno già detto «no» e la Bulgaria si asterrà. La Germania è l’ago della bilancia. È in corso un negoziato tra Berlino e Bruxelles per sbloccare lo stallo. Un metodo che sta facendo arrabbiare diverse capitali a cominciare da Parigi, che difende l’accordo raggiunto. Ieri la Commissione ha inviato a Berlino un piano — anticipato da Reuters — per consentire la vendita di auto nuove con motori a combustione interna dopo il 2035 a patto che funzionino solo con carburanti sintetici (che sono diversi dai biocarburanti). La proposta non convince il ministro dei Trasporti tedesco, il liberale Volker Wissing, perché si tratterebbe di una nuova categoria di veicoli con una tecnologia apposita che deve impedire loro di circolare con carburanti diversi da quelli sintetici. Il confronto tra Commissione e governo tedesco è sull’interpretazione del «considerando» 11 del regolamento e non prevede una modifica del testo. La richiesta del governo italiano di prendere in considerazione anche i biocarburanti è invece destinata a rimanere inascoltata. I ministri dei Trasporti Matteo Salvini, delle Imprese Adolfo Urso e dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin hanno inviato ieri una lettera al vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans nella quale ricordano «la necessità di rispettare il principio della neutralità tecnologica» per una transizione sostenibile e socialmente equa verso una mobilità a zero emissioni e spiegano che l’Italia non accetterebbe «un’interpretazione indebitamente ristretta da parte della Commissione del concetto di carburanti neutri», con l’esclusione dei biocarburanti. Questo però non è sul tavolo del negoziato, l’impegno della Commissione Ue è risolvere la questione con Berlino il prima possibile.
pubblicato dal Corriere della sera