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recupero accise terzo trimestre 2023: domande entro il 31 ottobre, pronto il software

È disponibile il software con cui compilare le dichiarazioni relative ai propri consumi di gasolio, necessarie per ottenere il recupero delle accise del terzo trimestre 2023 tramite apposita domanda da presentare entro il 31 ottobre 2023. Lo comunica l’Agenzia delle Entrate con nota n.592285 del 28 settembre 2023 (il software si scarica qui.

Si tratta di una notizia consueta o se si preferisce ciclica. Ma attenzione, perché rispetto al passato adesso è diventata obbligatoria – pena l’esclusione della domanda di rimborso – l’indicazione, nella fattura elettronica, della targa del veicolo che è stato rifornito di gasolio nel periodo compreso tra il 1° luglio e il 30 settembre 2023.

Rispetto invece alle modalità di presentazione della domanda, ci sono due modi: la trasmissione tramite il Servizio Telematico Doganale – EDI o la presentazione della dichiarazione cartacea insieme alla riproduzione su supporto informatico (CD-rom, DVD, pen drive USB) presso l’ufficio doganale competente in base alla sede dell’azienda.

Come al solito, invece, sono ammessi al rimborso esclusivamente i consumi relativi ai veicoli di peso pari e superiore a 7,5 tonnellate e di classe ecologica Euro 5 e superiori.

Confermata anche l’entità del rimborso che è pari a 214,18 euro per ogni mille litri di gasolio, valore corrispondente alla differenza tra l’aliquota dell’accisa sul gasolio generalizzata (pari a 617,40 euro per mille litri) e l’aliquota dell’accisa agevolata per il gasolio professionale introdotta dall’art. 4 ter del DL n. 193/2016 (pari a 403,22 euro per mille litri).

Altra cosa a cui prestare attenzione è che esiste – a partire dall’approvazione del DL n.124 del 2019 – un limite quantitativo di consumo massimo di gasolio, che è pari a 1 litro per ogni chilometro percorso. E quindi consumi superiori a questo non saranno presi in considerazione.

Il rimborso può essere usufruito in compensazione tramite il modello F24, decorsi 60 giorni di silenzio-assenso dalla presentazione della dichiarazione, utilizzando il codice tributo 6740. In alternativa, è possibile chiedere il rimborso in denaro.

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sostegno autotrasporto: Urso asssicura: “Prorogheremo il credito d’imposta”

“E’nostra intenzione prorogare, vediamo in che misura, il credito d’imposta che garantisce un supporto significativo ai trasportatori di merci su gomma, per evitare che l’aumento del carburante possa alimentare la spirale inflattiva. Questa misura la prenderemo all’interno della manovra economica, anche perché il bonus trasporti scade il 31 dicembre e noi siamo consapevoli che questa misura sia importante contro l’inflazione“. Lo ha detto il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, intervenendo a Roma all’assemblea dei benzinai della Faib.

Agenzia ANSA

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Amazon: l’antitrust USA fa scattare l’accusa di di monopolio contro il gigante dell’e-commerce

L’antitrust americano fa scattare la sua offensiva contro Amazon, accusata di danneggiare rivali nel commercio elettronico, rivenditori sulla sua stessa piattaforma e consumatori. La Federal Trade Commission (Ftc), guidata da Lina Khan e affiancata da 17 stati del Paese a cominciare da New York, ha presentato denuncia in tribunale nei confronti del colosso dell’e-commerce e di Internet per quella che ha apostrofato come condotta illegale e anti-concorrenziale. «Amazon è un’azienda monopolista – ha affermato Khan – E sta sfruttando i suoi monopoli con modalità che vedono consumatori e venditori pagare di più per servizi peggiori». Il ricorso non invoca da subito un breakup del gruppo, piuttosto ingiunzioni permanenti contro un ventaglio di pratiche messe sotto accusa al fine «di ripristinare la concorrenza». In gioco se avrà successo, avvertono tuttavia gli analisti, potrebbe essere una radicale trasformazione dell’impero di Amazon. Il titolo in Borsa ha ceduto oltre il 3 per cento. Di sicuro l’azienda ha reagito duramente: ha accusato la Ftc di «drastico scostamento» dalla tradizionale missione di proteggere i consumatori. «Se la Ftc interferisce – ha affermato il capo dell’ufficio legale David Zapolsky – il risultato sarà meno prodotti tra i quali scegliere, prezzi più alti, consegne più lente e opzioni ridotte per i piccoli business, il contrario di ciò che la legge antitrust ha quale obiettivo». La Ftc ha messo nero su bianco una visione di Amazon agli antipodi con quella dipinta dall’azienda. «Il ricorso odierno chiede che sia ritenuta responsabile di pratiche monopolistiche e chiede di ricreare la promessa dimenticata d’una concorrenza libera e corretta», ha asserito Khan. Nel mirino ha messo quelle che ha definito «tattiche punitive e coercitive» utilizzate dal gruppo. Perché Amazon, ha continuato, «sfrutta il suo potere monopolistico per arricchirsi», mentre in realtà «alza i prezzi e peggiora i servizi per i suoi consumatori». Khan ha aggiunto che l’azienda «è fermamente dedicata a impedire che altri possano conquistare una massa critica di consumatori». Il ricorso, ha assicurato, riflette «le migliori analisi sulla concorrenza nei mercati digitali e sulle tattiche che Amazon ha usato per soffocare rivali, privarli di ossigeno e lasciare un panorama sottosviluppato al suo passaggio».1995, fino a diventare oggi il secondo datore di lavoro aziendale negli Usa con attività estese da onnicomprensivo “supermercato” digitale (cattura il 40% dello shopping online) a servizi cloud e intelligenza artificiale, forte di un giro d’affari da 500 miliardi di dollari l’anno e di una market cap da 1.300 miliardi. Guidata dal Ceo Andy Jassy che ha preso le redini quotidiane dal fondatore Jeff Bezos, adesso è però diventata anche l’ultima delle Big Tech alle prese con la Ftc, preoccupata del loro crescente strapotere. L’Authority federale ha già in corso un processo contro Google per il suo dominio nei motori di ricerca. Ha fatto scattare un assalto a Meta. E di recente aveva cercato, senza riuscirvi, di bloccare l’acquisizione nei videogiochi di Activision da parte di Microsoft. Il nuovo caso era però forse il più atteso, per storia e ramificazioni. Khan aveva destato scalpore fin da quando, ancora all’università di Yale, nel 2017 aveva pubblicato uno studio dedicato proprio ad Amazon nel quale proponeva inedite, più ampie e aggressive interpretazioni della dottrina anti-monopolio, al passo con l’era dei giganti tecnologici. In seguito era stata tra gli autori di un approfondito rapporto congressuale su Big Tech nel 2020 che apostrofava Amazon, in senso negativo, come «guardiano del commercio elettronico». L’accusa identifica in particolare numerose possibili violazioni ai danni di venditori online e per favorire servizi e prodotti targati Amazon. Il gruppo avrebbe impedito a commercianti sulle sue piattaforme di offrire prezzi inferiori su marketplace concorrenti. Li avrebbe costretti ad acquistare propri servizi di logistica per esser parte delle offerte Prime. Promuoverebbe inoltre nelle ricerche sulla piattaforma i propri prodotti, discriminando contro quelli di terzi. La Ftc ritiene anche che le commissioni di Amazon siano così alte da divorare metà di quanto incassato dai rivenditori, che contano per il 60% dei prodotti ordinati dai consumatori. La posizione dominante avrebbe di fatto obbligato i venditori ad accettare scelte e termini stabiliti da Amazon, contribuendo in questo modo sia ai prezzi artificialmente più elevati che ai peggiori servizi per i consumatori denunciati dalla Ftc.

FONTE  Sole24ore

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rimborsi pedaggio: l’Albo annuncia possibili ritardi

In seguito ad alcune anomalie riscontrate sui dati forniti all’Albo degli autotrasportatori, un gestore di servizi di telepedaggio sta conducendo delle verifiche sui dati dei passaggi autostradali relativi al 2022 e soprattutto sull’accuratezza delle transazioni finanziarie. Tali dati sono fondamentali per consentire alle imprese di autotrasporto che operano con veicoli Euro 5, Euro 6 o superiore, o ad alimentazione alternativa o elettrica, di ottenere il rimborso per i transiti effettuati a partire dal 1° gennaio 2022 e fino al 31 dicembre 2022. Il Comitato Centrale dell’Albo degli Autotrasportatori aveva già provveduto, con la delibera n 7 del 6 settembre (qui il nostro precedente articolo) a rideterminare le percentuali di riduzione da applicare ai pedaggi, sulla base delle circa 70 domande acquisite e dei fondi effettivamente disponibili. Il Comitato Centrale aveva anche già avviato le procedure per erogare le somme agli aventi diritto, ma questo disguido, comunicato all’Albo alla fine della scorsa settimana, ha comportato la sospensione dei pagamenti, che saranno riproposti non appena possibile, con un ritardo ovviamente non imputabile all’attività del Comitato Centrale.

 

Fonte: ALBO AUTOTRASPORTO

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transizione: la UE sterza ancora, rinviato di due anni regolamento Euro7

Le frenate sui tempi della transizione  da parte degli organismi comunitari (Parlamento, Consiglio dell’UE), preoccupati dalla concorrenza cinese, continuano. L’organo della Comunità europea ha approvato il nuovo regolamento, stabilendo per i mezzi pesanti limiti di emissione inferiori e condizioni di prova leggermente adeguate rispetto alle norme Euro 6 (graziate auto e furgoni). Tuttavia, nella proposta vengono rinviati di circa due anni i tempi di adozione della nuova normativa, garantendo più tempo alle aziende nella riconversione verso la transizione green sia per i veicoli leggeri sia per i pesanti. Il nuovo regolamento, che include nel campo di applicazione di un unico atto giuridico autovetture, furgoni e veicoli pesanti, mira a stabilire regole più appropriate per ridurre ulteriormente le emissioni di inquinanti atmosferici prodotte dal trasporto su strada. La proposta  è stata votata a larga maggioranza dagli altri Paesi Ue, con una minoranza costituita da Germania, Austria, Lussemburgo e Danimarca, Paesi Bassi, astenuti,  fissa secondo il Consiglio «Livelli realistici di emissioni per i veicoli del prossimo decennio» e comporta «un equilibrio nei costi di investimento dei fabbricanti e un miglioramento dei benefici ambientali derivanti dal regolamento». La proposta è stata votata a larga maggioranza dagli altri Paesi Ue, con una minoranza costituita da Germania, Austria, Lussemburgo e Danimarca, Paesi Bassi, astenuti. L’orientamento generale del Consiglio mantiene i limiti di emissione e le condizioni di prova per i veicoli leggeri attualmente applicabili. Nel caso dei veicoli pesanti, invece, i limiti di emissione sono inferiori e le condizioni di prova sono leggermente adeguate. Nel nuovo Euro 7 in particolare, vengono fissati limiti per le emissioni diverse da quelle dallo scarico, come il particolato emesso dai freni e dagli pneumatici. Si introducono inoltre prescrizioni prestazionali minime per la durabilità della batteria nelle auto elettriche e vengono imposte prescrizioni più rigorose per la durata di vita dei veicoli. Il regolamento prevede infine l’uso di tecnologie avanzate e di strumenti di monitoraggio delle emissioni. Il Consiglio ha proposto una serie di modifiche pragmatiche alla proposta della Commissione: le condizioni di prova e i limiti di emissione attualmente applicabili (stabiliti nell’Euro 6) sono mantenuti per i veicoli M1 e N1 (autovetture e furgoni privati); nel caso dei veicoli M2 e M3 (autobus e pullman) e dei veicoli N2 e N3 (veicoli commerciali pesanti), i limiti di emissione sono inferiori e le condizioni di prova sono leggermente adeguate rispetto alle norme Euro 6/VI; è rafforzato l’allineamento dei limiti di emissione di particolato dai freni dei limiti del tasso di abrasione degli pneumatici con le norme internazionali adottate dalla Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite; sono fissate scadenze chiare per l’adozione di atti di esecuzione (da parte della Commissione) al fine di garantire agli operatori economici chiarezza e certezza del diritto. Ma la novità di maggior rilievo, frutto di una lunga trattativa, riguarda l’estensione del periodo entro il quale le nuove disposizioni saranno applicate. Per i veicoli commerciali pesanti si prevedono 48 mesi dopo l’entrata in vigore del regolamento per i nuovi modelli e 60 mesi per i veicoli nuovi di modelli esistenti già omologati. Per auto e furgoni rispettivamente da 24 si è passati a 30 mesi per i nuovi modelli e a 42 mesi per le nuove immatricolazioni di modelli esistenti già omologati. Per auto e furgoni la proposta iniziale della Commissione indicava rispettivamente metà 2025, per i veicoli pesanti metà 2027, periodi più corti. Per i piccoli costruttori le norme Euro 7 si applicherebbero infine dal primo luglio 2030 per auto e furgoni, dal primo luglio 2031 per i veicoli pesanti. Tutto quanto scritto sopra sarà negoziato con il Parlamento UE che già di suo ha espresso tendenze di questo tenore.

 

 

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Sole24 ore: il punto sui 300 milioni per il credito d’imposta

Autotrasporto in conto proprio

Il credito d’imposta è riconosciuto alle imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia, esercenti le attività di autotrasporto merci in conto proprio, secondo quanto disposto dall’articolo 14, comma 1, lettera a), Dl 144/2022 e successive modifiche. Il contributo è riconosciuto nella misura massima del 28% della spesa sostenuta nel primo trimestre dell’anno 2022 e nel limite complessivo di spesa di 85 milioni, per l’acquisto di gasolio impiegato in veicoli, di categoria euro V o superiore, di massa complessiva pari o superiore a 7,5 tonnellate, al netto dell’Iva, comprovato con relative fatture d’acquisto. La piattaforma è operativa dall’11 settembre fino a venerdì 29 settembre.

Autotrasporto in conto terzi

Questa misura attua l’articolo 1, commi 503 e seguenti, della legge 197/2022, prevedendo un credito d’imposta per le imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia esercenti le attività di autotrasporto merci per conto terzi. La piattaforma, aperta dal 18 settembre, chiuderà il 6 ottobre.

Il contributo è riconosciuto nella misura massima del 12% della spesa sostenuta nel secondo trimestre 2022 e nel limite complessivo di spesa di 200 milioni.

L’agevolazione è calcolata sull’acquisto di gasolio impiegato in veicoli, di categoria euro V o superiore, di massa complessiva pari o superiore a 7,5 tonnellate, al netto dell’Iva, comprovato con relative fatture d’acquisto.

Trasporto persone su strada

Questo credito d’imposta è rivolto alle imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia che effettuano servizi di trasporto su strada di persone , in attuazione di quanto disposto dall’articolo 14 comma 1, lettera b), Dl 144/2022 e successive modifiche.

Il contributo è riconosciuto nella misura massima del 12% della spesa sostenuta nel secondo semestre del 2022 e nel limite complessivo di spesa di 15 milioni, per l’acquisto di gasolio impiegato in veicoli, di categoria euro V o superiore, al netto dell’Iva, comprovato con relative fatture d’acquisto. Le domande possono essere presentate dal 14 settembre fino al 4 ottobre.

Sole24 ore

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Soe24ore suTransizione: Gli Inglesi spostano le date e l’UE comincia ad avere dubbi

Qualche scossone di assestamento, un accenno di pensiero critico sull’Ice ban, il bando alla vendita delle auto con motore a combustione interna, con qualcuno che vede crepe in un fronte, quello dell’all-in sulle elettriche, che pareva monolitico. Nelle ultime settimane qualcosa si è mosso (e non è detto sia un bene). Prima Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che dopo aver spinto sulla transizione a batterie si è accorta che è stato fatto un favore ai cinesi (azzerando il gap competitivo),

si è accorta che è stato fatto un favore ai cinesi (azzerando il gap competitivo), poi il primo ministro inglese, Rishi Sunak, ha frenato (ma questo non vuol dire un’inversione di rotta) sul bando alle termiche, spostando la data al 2035 e non più al 2030 (forse troppo vicina), allineandosi, alla fine dei conti, con quella totemica data Ue del 2035 che segnerà la fine dei motori termici.

Una data scolpita su pietra fino a qualche settimana fa (anche se qualche prodromico segnale si era gia visto prima). Beninteso, è decisamente improbabile (salvo ribaltoni alle Europee del 2024) che la data del 2035 venga cancellata, ma ora – forse – è arrivato il momento della riflessione sulle scelte fatte, sui tempi e sulle esigenze di un comparto industriale strategico che ha investito, perché obbligato, cifre vicine ai 700 miliardi per un mercato la cui domanda è sostanzialmente non allineata all’offerta di un’industria che vive in un mondo diverso da quello della politica. Va detto che se in Europa le elettriche sono a quota 15% in Italia e in altri paesi lo share è ben inferiore circa il 5%). Le motivazioni sono tante e nella questione rientrano questioni economiche, culturali e geografiche. In ballo c’è anche l’enorme confusione tra emissioni climalteranti (quelle che contribuiscono al riscaldamento globale) e emissioni di NOx e polveri che impattano sulla qualità dell’aria che sono al centro della complessa questione Euro 7, con normative che sembrano scritte dal partito ombra anti-auto europeo (e osteggiate dai costruttori perché antieconomiche e dannose). E così mentre nel board della case si guardano dati di vendita con preoccupazione perché è sempre più palese che “elettrico uguale Tesla”, che le bev europee al momento non conquistano i cuori dei clienti, che c’è tanto lavoro da fare (software e reti) mentre i cinesi avanzano (e molte Tesla sono made in China). «Il dietro-front di Sunak, che ha spostato in avanti (per ora) il divieto alla vendita di auto termiche dal 2030 al 2035 – dice Pier Luigi del Viscovo Fondatore e Direttore del Centro Studi Fleet&Mobility – scuote l’industria automobilistica europea, perché materializza ciò che è nell’aria da tempo anche in Continente. Ossia che non ci sarà alcuno stop per la semplice constatazione che i clienti non lo vogliono. Del resto anche Luca de Meo, numero uno di Renault e presidente Acea, l’associazione dei costruttori, ha già avvisato che «indietro non si torna». E ha perfettamente ragione – dice del Viscovo: «La storia e l’economia non tornano mai indietro. Nessuno ha scherzato, nel senso che queste cose si fanno sul serio. Nel bene e nel male. Quanto le case hanno fatto finora esiste, come investimenti, e graverà sui bilanci».Basti pensare alle nuove piattaforme per le EV, ai tanti modelli elettrici europei lanciati e corso di introduzione, alle gigafactory in costruzione e alle infrastrutture di ricarica che si stanno realizzando. Molti gruppi, anche inglesi come JLR, hanno già deciso un passaggio all’elettrico in date che vanno dal 2025 al 2030, tutti i principali nuovi lanci riguardano modelli a batterie e non si può fermare un aereo al decollo, quando ha raggiunto la velocità “V2 Rotate”, quella del non ritorno. E, poi, l’automotive lavora per cicli lunghi. «L’industria dell’auto – afferma Pier Luigi del Viscovo – non è un agile motoscafo ma un Titanic. Il problema è che questa nave si è lasciata guidare dalla politica, che non ha mai portato una nave e mai dovrebbe, su una rotta che va incontro all’iceberg chiamato mercato, quei clienti che per tante ragioni non vogliono girare a pile. Tornare indietro non si può, ma nemmeno andare a sbattere sull’iceberg. Per non colare a picco la rotta dovrà cambiare, e pazienza se qualche fiancata struscerà sul fianco della montagna di ghiaccio». È stata messa in moto una macchina enorme tesa al cambiamento: in gioco c’è la prima industria del continente europeo e il suo futuro fatto di software e innovazione, in una sfida tecnologica con Tesla e i cinesi che le nuove tecnologie della mobilità le padroneggiano molto bene. Non ha a caso i vertici dei potenti sindacati del gruppo le padroneggiano molto bene. Non ha a caso i vertici dei potenti sindacati del gruppo Volkswagen temono che stia arrivando una tempesta perfetta distruttiva , mentre molti osservatori ricordano la brutta fine di Nokia quando Apple con l’iPhone e Google con Android rivoluzionarono il mondo dei cellulari, che però è poca cosa rispetto al ruolo economico e sociale dell’industria automotive. «Strillare invocando la coerenza della politica – afferma Pier Luigi del Viscovo – appare francamente puerile, anche perché sappiamo bene che non è il divieto nel 2035 a togliere il sonno bensì le multe, che dal 2020 falcidiano i bilanci per non vendere quelle auto che il mercato non vuole. I concessionari temono che dovranno targarle lo stesso a fine anno, come km0. Se grida devono essere, che siano per rimuovere questa spada di Damocle, che sta contribuendo a tenere basse le vendite per corrispondere a un mix irrealistico».

Sole24ore

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RAM: il nuovo AD Bordoni avvierà confronto con le Associazioni Autotrasporto

Al fianco del MIT e degli operatori del settore per sviluppare innovazione, sostenibilità ed efficacia del Sistema Logistico italiano.

 

ROMA – Durante la Fiera RemTech (Ferrara, 20 – 22 settembre) il nuovo Amministratore, Davide Bordoni, ha rimarcato il protagonismo che RAM Spa avrà nella digitalizzazione e innovazione di portualità e logistica. “I porti e la logistica in generale – ha specificato Davide Bordoni – hanno un ruolo centrale nelle politiche di sviluppo nazionale che possono contare anche sui fondi PNRR. Il nostro compito, come RAM è quello di affiancare e supportare il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per sviluppare e mettere in atto progetti innovativi che facciano fare un salto di qualità al nostro paese in termini di digitalizzazione e interconnessione con le reti europee”. RAM ha infatti all’attivo oltre 20 convenzioni per l’assistenza tecnica, la gestione degli incentivi e lo sviluppo di progetti europei con il MIT. Grazie al proprio lavoro la società ha erogato finanziamenti pubblici pari a 1,6 miliardi di euro, coinvolgendo oltre 2.000 imprese del settore. Maggiori dettagli sulle proprie attività sono stati rese disponibili al pubblico presso lo stand allestito in collaborazione con il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. “Chiederò un confronto con le associazioni di settore – ha aggiunto Davide Bordoni – per fare il punto sulle loro esigenze e priorità. Le realtà istituzionali e imprenditoriali hanno infatti il polso delle questioni più urgenti su cui possiamo fornire il nostro contributo”.

 

www.ramspa.it 

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Sole24ore: Emissioni auto, pressing per spostare le scadenze Ue

Si sta rivelando particolarmente complessa la trattativa tra i Paesi membri sulle nuove regole relative alle emissioni nocive delle auto, note con l’espressione “Euro 7” e presentate dalla Commissione nel novembre scorso. La presidenza spagnola dell’Unione europea sta lavorando a un compromesso da utilizzare poi nelle successive trattative con il Parlamento europeo. Il negoziato diplomatico prosegue mentre la Gran Bretagna annuncia una drastica revisione dei propri obiettivi ambientali.

Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, il compromesso spagnolo sposterebbe in avanti le scadenze entro le quali applicare le nuove regole. Attualmente sono metà 2025 per le auto e metà 2027 per i camion. Il testo presentato da Madrid stabilisce che le auto e i piccoli autocarri dovranno adeguarsi alle nuove regole 24 mesi dopo l’entrata in vigore del regolamento, mentre autobus e autocarri di peso superiore a 3,5 tonnellate avrebbero 48 mesi di tempo. Evidentemente, anche la data dell’entrata in vigore fa parte della trattativa.

Nonostante l’allentamento proposto dalla Spagna, alcuni Paesi stanno premendo per scadenze ancora più lontane. «Questi governi ritengono che il rapporto tra i costi di investimento e i benefici ambientali derivanti dal regolamento proposto sarebbe sproporzionato», si legge nella bozza di compromesso preparata da Madrid. La posizione negoziale da utilizzare poi nelle trattative con il Parlamento va approvata in Consiglio alla maggioranza qualificata.

Secondo le informazioni raccolte, tra i Paesi che chiedono soluzioni meno impegnative ci sarebbero l’Italia, la Croazia, la Bulgaria, la Polonia, la Slovacchia. Anche la Francia non è felice, ma la sua posizione sarebbe meno rigida. «In un contesto nel quale le case automobilistiche stanno investendo molto nell’auto elettrica, le richieste della Commissione europea appaiono eccessivamente costose», spiegava ieri un negoziatore. Le discussioni riprenderanno domani a livello diplomatico.

Intervistato sulla questione nel giugno scorso, Luca De Meo, il presidente dell’associazione europea dei produttori di auto (Acea), aveva citato un uno studio di Frontier Economics secondo il quale il regolamento presentato da Bruxelles comporta un aumento dei costi di produzione di circa 2.000 euro per auto, ossia 4-10 volte più di quanto stimato dall’esecutivo comunitario. Peraltro, aggiungeva il dirigente d’impresa, con vantaggi ambientali «limitati».

La discussione giunge mentre a pochi mesi dalle prossime elezioni europee il Patto Verde, Green Deal in inglese, è criticato da più parti perché economicamente troppo impegnativo. Di recente, l’Unione europea ha deciso di mettere al bando dal 2035 in poi la vendita di auto nuove con motori inquinanti.

Proprio ieri in Gran Bretagna, il premier conservatore Rishi Sunak ha annunciato una drastica revisione degli obiettivi ambientali. Tra le altre cose, ha deciso di cancellare la messa al bando fin dal 2035 delle caldaie a gas.

Fonte Sole24ore

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logistica e trasporti: secondo bollettino Unioncamere occupazione in crescita

L’occupazione registra ottimi indici nella ripresa autunnale, fra i vari settori spicca l’ottima performance occupazionale nella logistica e nei trasporti con 44mila nuovi contratti nel mese e 126 nel trimestre.