Le città moderne debbono essere riorganizzate con policy appropriate alla luce dei cambiamenti dovuti all’urbanizzazione ed alle innovazioni nel mondo della logistica. Questa la conclusione di uno studio denominato “La city logistic”, redatto dal sottogruppo “City logistic” del gruppo di lavoro dell’ASviS sul Goal 11 (Città e comunità sostenibili), reso pubblico il 24 febbraio e rilanciato dall’agenzia di informazione principe in Italia Ansa. Il documento, nella parte finale si chiude con due sezioni dedicate alle politiche inerenti al tema, una su quelle già in atto e una sulle policy che potrebbero essere applicate nel prossimo futuro. Vediamo i particolari.
L’e-commerce: Il documento sottolinea che il fenomeno della vendita di merci in rete era già in crescita prima della diffusione della pandemia da Covid-19, ma la crisi sanitaria ha accelerato questa pratica. L’home delivery e l’instant delivery sono diventati sempre di più un elemento quotidiano della vita delle persone. Inoltre, secondo i dati Netcomm riportati nel Position paper, si stima che a livello mondiale “il peso dell’e-commerce sul totale delle vendite sarà all’incirca del 22% entro il 2024”. Oltre a una forte espansione, questo settore è anche caratterizzato dal tentativo costante di diminuire i tempi di consegna. La tecnologia, attraverso la gestione algoritmica delle consegne, costituisce un elemento chiave per conseguire un miglioramento della catena di approvvigionamento.
La logistica trasforma le città e il mondo del lavoro. Al centro degli studi per rendere più rapidi i tempi di consegna vi è la cosiddetta logica dell’“ultimo miglio”. Le innovazioni nel campo della logistica sono legate soprattutto all’ottimizzazione dei tempi nel “passaggio finale tra l’ultimo magazzino dove un articolo è immagazzinato e la sua destinazione, ossia la residenza dei consumatori”. Questa logica ha portato a un aumento dell’“occupazione flessibile”, ovvero dell’utilizzo di mano d’opera altamente sfruttata e senza diritti contrattuali (per esempio: corrieri uberizzati, rider, gig workers…). Inoltre, la necessità di rendere la catena di approvvigionamento più veloce possibile ha portato alla creazione di nuovi poli logistici fuori dalle città e piccoli magazzini alle porte dei centri urbani. Questo fenomeno ha un impatto sia sul consumo di suolo che nell’aumento di emissioni climalteranti.
Le politiche in atto: il documento del Gdl ASviS sul Goal 11 sottolinea che una base di normazione del settore era già stata stesa nel 2011 dal Libro Bianco sui trasporti, il cui obiettivo era di individuare misure per “migliorare la qualità dell’aria e l’efficienza delle modalità di distribuzione, e di conseguire nelle principali città sistemi di logistica urbana a zero emissioni di CO2 entro il 2030”. Nel 2013, la Commissione europea ha introdotto il concetto di Piano urbano di mobilità sostenibile attraverso l’adozione del Pacchetto sulla mobilità urbana, ma veniva riservato poco spazio alla pianificazione logistica. Per non lasciare questo aspetto scoperto, la Commissione ha adottato nel 2020 una Strategia per una mobilità sostenibile e intelligente dove si precisa che il trasporto merci deve effettuarsi “attraverso piani di logistica urbana sostenibile dedicati”.