L’ e-commerce, e di riflesso il lavoro dei corrieri, perde colpi nei primi mesi di quest’anno a causa della sfavorevole congiuntura internazionale dovuta alla guerra in Ucraina. Non ci sono ad oggi stime ufficiali, ma il calo sembra essere vicino al 30%. Pare dunque allontanarsi la progressiva crescita dell’e-commerce già in atto molto prima del Covid-19 che ha dato una spinta enorme cambiando radicalmente gli scenari. Il Sole24ore riguardo gli anni 2020 e 2021, da conto di una ricerca di Forbes sui nuovi comportamenti dei consumatori approdati all’e-commerce e qui rimasti, almeno fino alla fine dello scorso anno, anche dopo il picco di 26 trilioni di dollari del 2020. Gartner, da parte sua,parlando di scenari pre-bellici, prevede che le aziende saranno più strategiche nella loro transizione DTC, direct-to-consumer. Alcune grandi catene, infatti, chiudono punti vendita per passare online e la scena si arricchisce di nuovi trend, come il second hand, gli scambi commerciali customer-to-customer (C2C) e il quick commerce. Secondo gli analisti inoltre, il B2B (il settore degli scambi commerciali fra aziende), dovrebbe restare stabile mentre il B2C, business to consumer, potrebbe arrivare a rappresentare fino al 65% del mercato in termini di volumi al 2025 (studio Oliver Wymann 2021). Secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano inoltre, gli e-shoppers italiani sono 27.7 milioni, con una crescita del 18%, 30.5 miliardi di euro di fatturato per acquisto prodotti online e un margine di sviluppo consistente. Un trend destinato a consolidarsi nel post pandemia. Il tasso di crescita di questo settore in Italia è senz’altro più alto che in altri Paesi dove il fenomeno aveva già preso piede. Cerved, centro dati dell’Unione delle Camere di Commercio italiane, stima che il settore globale del trasporto espresso dovrebbe segnare una crescita del 6,3% nel 2022 attestandosi a quota 7.620 milioni di euro. Sempre più, dunque, questa sarà una variabile fondamentale per la competitività e per l’esperienza di prodotto e servizio offerta dalle aziende. Una delle maggiori preoccupazioni è anche il contenimento dell’impatto ambientale. Una logistica green ricerca costantemente nuovi metodi di produzione, stoccaggio e distribuzione dei prodotti per ridurre l’impronta di carbonio, l’inquinamento e i rifiuti. Aumentare i punti di prelievo, promuovere centri micro-fulfillment, cioè micro-centri logistici (più vicini possibile alle grandi città) e passare a flotte a emissioni ridotte sono alcune misure che le aziende stanno adottando. Le nuove tendenze sono impostate per favorire una logistica più resiliente grazie a digitalizzazione e automazione per evitare crisi della catena di approvvigionamento. BRT, leader nazionale del trasporto espresso con una quota del 32% del mercato nazionale globale, ha previsto questi nuovi scenari e ha avviato tutta una serie di nuovi servizi dedicati, una strategia articolata in tema sostenibilità, un customer care completamente rivisto nei processi e un ampliamento della rete dei punti di ritiro BRT-fermopoint, con l’obiettivo di posizionarsi come attore leader nella consegna responsabile. Proprio in questi giorni, l’azienda ha effettuato il rebranding, adottando un cubo rosso – il logo della casa madre GeoPost/DPDgroup – accanto al suo nome che sarà declinato sui punti di identità fisici e digitali, dal parco mezzi al nuovo sito arricchito di funzionalità customer centric. È il segnale della nuova fase di sviluppo in chiave internazionale di un’azienda che ha quasi 100 anni di storia – il “corriere Bartolini” è partito da Bologna nel 1928 – e che ha compiuto l’evoluzione da azienda a carattere familiare a impresa industriale di respiro mondiale. Una transizione sviluppata in poco meno di due anni, da quando GeoPost ha acquisito l’85% della proprietà, e nel pieno dalla pandemia.Una struttura che può contare sulla forza di DPDgroup presente in 50 Paesi con 70mila pickup point su cui possono contare anche imprese e clienti italiani per spedire e ricevere merci e prodotti di qualsiasi volume e peso con la massima personalizzazione e flessibilità. Su queste basi ancora più solide ed estese, il Piano strategico di BRT, punta a toccare nel 2025 i 2 miliardi di euro di fatturato, attraverso il consolidamento del B2B, la crescita parallela del B2C e lo sviluppo di nuovi mercati verticali in particolare nei segmenti pharma e fresh. Un investimento di 350 milioni consentirà di potenziare la capillarità del network, l’implementazione dei servizi di customer care, la digitalizzazione e il controllo dei processi. Sebbene l’andamento del business sia subordinato agli assetti geopolitici, l’obiettivo di lungo termine di BRT resta quello di essere partner dell’economia globale.