La crisi dei chip auto e le scelte politiche stanno rallentando i flussi di immatricolazione e la ripresa della mobilità a noleggio e in sharing nel nostro Paese, già duramente colpita dalla pandemia. Nonostante questo, la flotta resta salda sopra quota 1 milione di veicoli e il noleggio si conferma attore strategico della mobilità sostenibile grazie al continuo rinnovo delle flotte con nuovi veicoli ad alimentazione alternativa. Tuttavia, servono misure concrete che equilibrino la fiscalità sull’auto aziendale con quella degli altri Paesi europei e che favoriscano il passaggio dalla proprietà all’uso dei veicoli. Sono questi i temi al centro dell’evento “NEXT Mobility – Pay-per-use: il motore della transizione ecologica”, promosso dall’Aniasa ( associazione confindustria settore servizi di mobilità). Il settore, dopo aver fronteggiato nel 2020 gli effetti della crisi pandemica, sta vivendo in pieno la crisi dei semiconduttori che ha portato a una riduzione decisa delle immatricolazioni a noleggio. Mancano all’appello oltre 100.000 vetture (-23% rispetto alle immatricolazioni del 2019) che il settore, per le diverse esigenze di mobilità turistica, cittadina e aziendale, sarebbe pronto a immatricolare nei prossimi mesi. Dopo aver vissuto un primo trimestre difficile e una parziale ripresa nei mesi estivi, grazie soprattutto al turismo made in Italy, il noleggio a breve termine si trova a fronteggiare l’onda lunga del chip shortage che sta bloccando i flussi di immatricolazioni. Il settore nei primi 9 mesi dell’anno ha registrato il 56% dinoleggi in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 e un giro d’affari ridotto del 37%. Gli operatori stimano un ritorno ai livelli pre-pandemia solo nel 2023-2024. Hanno ripreso a circolare sulle strade delle nostre città le vetture in sharing ma, complice la parziale riduzione della mobilità cittadina (soprattutto nella prima parte dell’anno) e il ricorso al telelavoro, il settore ha visto il proprio business dimezzarsi nei primi 9 mesi rispetto al 2019. Cresce invece il noleggio a lungo termine che, forte della stabilità del business basato su contratti pluriennali e della continua espansione anche nel mercato dei privati, ha consolidato la crescita del giro d’affari dei primi mesi, raggiungendo i 4,3 miliardi di euro (+4% rispetto al 2019). La crisi dei chip ha frenato le immatricolazioni (-4,7%), ma la flotta continua a crescere (+10% e a quota 977.000 veicoli), grazie a un più ampio ricorso, concordato con la clientela, alla proroga dei contratti, prima motivata dall’incertezza economica e ora sostituita dall’assenza di prodotto. I dati relativi ai primi 9 mesi confermano la valenza ambientale del settore che, con i suoi differenti business (lungo e breve termine e car sharing), ha raggiunto una quota di immatricolazioni pari al 47% delle ibride plug-in e al 30% delle elettriche. Oltre una vettura elettrificata su tre vendute nel nostro Paese è immatricolata da società di rent. “Il noleggio già oggi costituisce un elemento strategico della rivoluzione green, grazie a una flotta di ultima generazione e a un usato giovane, sostenibile e sicuro – ha sottolineato Massimiliano Archiapatti, Presidente di ANIASA –. Spingere, attraverso decisioni calate dall’alto, le Case automobilistiche verso segmenti di produzione che ad oggi non ricevono un’adeguata risposta dal mercato significa minore produzione, costi più elevati, minore disponibilità di quote di vetture per le forme di mobilità pay-per-use”. Senza un cambio di strategia – ha spiegato il presidente ANIASA – le imprese di noleggio saranno costrette ad aprire fortemente ai costruttori cinesi. Un trend che, una volta avviato, sarà difficilmente reversibile. Esprimendo invece l’auspicio che “una politica accorta e attenta” possa pervenire alla definizione di condizioni favorevoli per la diffusione del car sharing nelle nostre città, il riallineamento della penalizzante fiscalità nazionale sull’auto aziendale agli standard europei e un bonus strutturale sull’acquisto di auto nuove e usate di ultima generazione, che consenta di raggiungere classi sociali con minore capacità di spesa.