L’antitrust americano fa scattare la sua offensiva contro Amazon, accusata di danneggiare rivali nel commercio elettronico, rivenditori sulla sua stessa piattaforma e consumatori. La Federal Trade Commission (Ftc), guidata da Lina Khan e affiancata da 17 stati del Paese a cominciare da New York, ha presentato denuncia in tribunale nei confronti del colosso dell’e-commerce e di Internet per quella che ha apostrofato come condotta illegale e anti-concorrenziale. «Amazon è un’azienda monopolista – ha affermato Khan – E sta sfruttando i suoi monopoli con modalità che vedono consumatori e venditori pagare di più per servizi peggiori». Il ricorso non invoca da subito un breakup del gruppo, piuttosto ingiunzioni permanenti contro un ventaglio di pratiche messe sotto accusa al fine «di ripristinare la concorrenza». In gioco se avrà successo, avvertono tuttavia gli analisti, potrebbe essere una radicale trasformazione dell’impero di Amazon. Il titolo in Borsa ha ceduto oltre il 3 per cento. Di sicuro l’azienda ha reagito duramente: ha accusato la Ftc di «drastico scostamento» dalla tradizionale missione di proteggere i consumatori. «Se la Ftc interferisce – ha affermato il capo dell’ufficio legale David Zapolsky – il risultato sarà meno prodotti tra i quali scegliere, prezzi più alti, consegne più lente e opzioni ridotte per i piccoli business, il contrario di ciò che la legge antitrust ha quale obiettivo». La Ftc ha messo nero su bianco una visione di Amazon agli antipodi con quella dipinta dall’azienda. «Il ricorso odierno chiede che sia ritenuta responsabile di pratiche monopolistiche e chiede di ricreare la promessa dimenticata d’una concorrenza libera e corretta», ha asserito Khan. Nel mirino ha messo quelle che ha definito «tattiche punitive e coercitive» utilizzate dal gruppo. Perché Amazon, ha continuato, «sfrutta il suo potere monopolistico per arricchirsi», mentre in realtà «alza i prezzi e peggiora i servizi per i suoi consumatori». Khan ha aggiunto che l’azienda «è fermamente dedicata a impedire che altri possano conquistare una massa critica di consumatori». Il ricorso, ha assicurato, riflette «le migliori analisi sulla concorrenza nei mercati digitali e sulle tattiche che Amazon ha usato per soffocare rivali, privarli di ossigeno e lasciare un panorama sottosviluppato al suo passaggio».1995, fino a diventare oggi il secondo datore di lavoro aziendale negli Usa con attività estese da onnicomprensivo “supermercato” digitale (cattura il 40% dello shopping online) a servizi cloud e intelligenza artificiale, forte di un giro d’affari da 500 miliardi di dollari l’anno e di una market cap da 1.300 miliardi. Guidata dal Ceo Andy Jassy che ha preso le redini quotidiane dal fondatore Jeff Bezos, adesso è però diventata anche l’ultima delle Big Tech alle prese con la Ftc, preoccupata del loro crescente strapotere. L’Authority federale ha già in corso un processo contro Google per il suo dominio nei motori di ricerca. Ha fatto scattare un assalto a Meta. E di recente aveva cercato, senza riuscirvi, di bloccare l’acquisizione nei videogiochi di Activision da parte di Microsoft. Il nuovo caso era però forse il più atteso, per storia e ramificazioni. Khan aveva destato scalpore fin da quando, ancora all’università di Yale, nel 2017 aveva pubblicato uno studio dedicato proprio ad Amazon nel quale proponeva inedite, più ampie e aggressive interpretazioni della dottrina anti-monopolio, al passo con l’era dei giganti tecnologici. In seguito era stata tra gli autori di un approfondito rapporto congressuale su Big Tech nel 2020 che apostrofava Amazon, in senso negativo, come «guardiano del commercio elettronico». L’accusa identifica in particolare numerose possibili violazioni ai danni di venditori online e per favorire servizi e prodotti targati Amazon. Il gruppo avrebbe impedito a commercianti sulle sue piattaforme di offrire prezzi inferiori su marketplace concorrenti. Li avrebbe costretti ad acquistare propri servizi di logistica per esser parte delle offerte Prime. Promuoverebbe inoltre nelle ricerche sulla piattaforma i propri prodotti, discriminando contro quelli di terzi. La Ftc ritiene anche che le commissioni di Amazon siano così alte da divorare metà di quanto incassato dai rivenditori, che contano per il 60% dei prodotti ordinati dai consumatori. La posizione dominante avrebbe di fatto obbligato i venditori ad accettare scelte e termini stabiliti da Amazon, contribuendo in questo modo sia ai prezzi artificialmente più elevati che ai peggiori servizi per i consumatori denunciati dalla Ftc.
FONTE Sole24ore