L’elettrico non decolla in Italia e resta sotto la soglia del 4% delle auto nuove, ma almeno il 30% delle full electric viene immatricolata dalle società di noleggio. È il punto di partenza dei lavori organizzati da Aniasa, l’Associazione delle imprese della mobilità in capo a Confindustria, che ha realizzato uno studio con Bain & Company sui trend di cambiamento del mercato e sul peso crescente che le auto realizzate in Cina avranno sul mercato italiano. Le immatricolazioni di brand cinesi sono destinate a raggiungere il 4% al 2030, stando alle previsioni emerse nello studio, con un italiano su 5 che, pur preferendo brand europei, sta considerando marche cinesi perché più convenienti.
Da un lato, dunque, un quadro di incertezza economica, con con 6 italiani su 10 che nel 2022 hanno deciso di annullare o posticipare l’acquisto preventivato. Dall’altro l’aumento della propensione a scegliere il noleggio come forma di accesso ai servizi di mobilità. Nei primi 5 mesi dell’anno, con un mercato dell’auto comunque in ripresa sul 2022 (+26%), il noleggio veicoli ha registrato una crescita del 63%, che ha trainato l’intero comparto automotive, raggiungendo per la prima volta in modo stabile quota 33% dell’immatricolato nazionale. Con le aziende del comparto che hanno immatricolato il 30% delle auto elettriche e il 54% delle ibride plug-in.
«Lo studio condotto con Bain & Company – sottolinea Alberto Viano presidente di Aniasa – evidenzia una volta di più la centralità dell’auto nella mobilità degli italiani, sempre più inclini all’uso rispetto alla proprietà, e il ruolo strategico che il noleggio può giocare nella transizione ecologica del nostro parco circolante. Dati, questi, che rendono ancora più evidente l’opportunità di utilizzare, con interventi mirati, la leva fiscale, prevedendo l’Iva al 10% per i servizi di car sharing, ad esempio, accanto ad una e maggiore detraibilità e deducibilità per le vetture aziendali elettriche».
Il mondo del noleggio dunque conta una flotta di oltre 1,2 milioni di veicoli composta da modelli Euro6, oltre ad ibridi ed elettrici, che fa leva su emissioni ridotte rispetto al circolante. Un elemento non secondario visto che le incertezze del mercato e della
transizione energetica generano comunque una scarsa propensione all’acquisto e un ulteriore invecchiamento del parco auto circolanti, con, nei primi 5 mesi del 2023, l’aumento della media delle emissioni di inquinanti, salita, rispetto al 2022, da 118,5 gr/km a 120,3 gr/km.
In questo contesto, in cui le produzioni provenienti dal Far East e dell’Est Europa sono destinate a conquistare un peso maggiore – «Il vento dell’Est soffia sull’automotive» è il titolo dello studio presentato – la filiera automotive italiana va incontro a cambiamenti importanti rispetto ai quali la dimensione delle aziende e la mancanza di campioni nazionali rappresentano un fattore critico. «Nei prossimi anni assisteremo a una crescita significativa dei costruttori dell’Est Europa e dell’Asia, in grado di produrre auto a costi più competitivi, soprattutto per i segmenti piccoli e delle urban car. La filiera italiana deve allora investire sulle nuove tecnologie, anche ricorrendo ad operazioni di Merger and Acquisition, favorendo dunque il consolidamento» spiega Gianluca Di Loreto, Partner di Bain & Company.
fonte Sole24ore