Dall’indagine sulle aspettative e crescita nel quarto trimestre della Banca d’Italia emerge che le aspettative sull’inflazione al consumo tra le imprese italiane si sono nettamente ridotte su tutti gli orizzonti, riportandosi sui livelli della seconda metà del 2021 e poco al di sopra del 2%. Il tasso atteso di inflazione al consumo è sceso, in media, al 2,4 per cento tra 6 mesi (da 5,1 nella precedente indagine), al 2,3 tra 12 mesi (da 4,7), al 2,1 tra 2 anni (da 4,2) e al 2,1 su un orizzonte compreso tra i 3 e i 5 anni.
Per il primo trimestre del 2024 inoltre le imprese italiane prevedono un proseguimento dell’espansione dell’occupazione. L’indagine della Banca d’Italia rileva che il divario tra la quota di aziende che prevedono di espandere il numero di addetti e la quota di quelle che si aspettano di ridurlo è leggermente aumentato rispetto alla scorsa rilevazione (a 11 punti percentuali da 8).
Le attese restano più favorevoli nel settore delle costruzioni, con un saldo di 23 punti percentuali, stabile rispetto al terzo trimestre.
Più in generale nel quarto trimestre del 2023 la quota delle imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti che segnalano un peggioramento della situazione economica generale del Paese è scesa al 29 per cento, dal 37 della scorsa rilevazione, mentre è lievemente salita, dal 4 all’8 per cento, quella delle aziende che riportano giudizi più favorevoli. La percentuale di imprese che ritiene nulla o bassa la probabilità di un miglioramento della situazione economica generale nei successivi tre mesi resta ampiamente maggioritaria e su livelli pressoché invariati rispetto al trimestre precedente. La domanda interna rimane debole, ma mostra segnali di ripresa. Il saldo tra la quota di imprese che hanno riportato un aumento delle vendite nel quarto trimestre del 2023 e quelle che ne hanno segnalato una diminuzione è infatti migliorato in tutti i settori grazie alla domanda interna, mentre quella estera rimane debole. Le attese per il primo trimestre 2024 sulla domanda totale ed estera sono favorevoli e in lieve miglioramento rispetto alla scorsa rilevazione. Quanto all’accesso al credito, le valutazioni sono migliorate per tutti i settori, ma rimangono più negative per le imprese delle costruzioni. Resta superiore al 90 per cento la quota di imprese che considerano le proprie condizioni di liquidità almeno sufficienti. Il saldo dei giudizi sulle condizioni per investire, pur rimanendo negativo, è migliorato. Al netto delle costruzioni, il divario tra la quota di imprese che prefigurano un aumento della spesa per accumulazione di capitale e quelle che ne prevedono una riduzione nel primo semestre del 2024 rispetto al secondo semestre del 2023 è positivo e in lieve aumento rispetto alla scorsa rilevazione, a seguito del rialzo nei servizi e della sostanziale stazionarietà nell’industria. Il saldo si conferma positivo anche per l’intero 2024.
Decisamente più fosco era lo scenario dell’indagine resa nota a metà ottobre (eseguita a cavallo tra agosto e settembre): allora le valutazioni sulla situazione economica generale del Paese, così come le attese sulle proprie condizioni operative nei successivi tre mesi, erano risultate «significativamente peggiorate» rispetto a quelle rilevate nel trimestre precedente, sebbene le difficoltà legate al costo dei beni energetici si fossero nel frattempo ulteriormente attenuate.